La Manovra Finanziaria che arriva in Senato con testo blindato da voto di fiducia posto dal Governo, al di là delle polemiche per i cambiamenti al testo compiuti dalla maggioranza per la quarta volta in pochi giorni, introduce alcune misure che vanno nella direzione giusta: semplificazioni delle procedure in Edilizia e un fondo di rotazione per le progettualità. Saltato, invece, l’emendamento che garantiva liquidità alle PMI in difficoltà e che vantano crediti statali.
Le prime novità per le imprese edili arrivano dall’emendamento all’articolo 6 della manovra finanziaria: DIA e SCIA non sono impugnabili da privati per via diretta, nel caso si volessero contestare interventi realizzati da terzi.
I privati potranno solo sollecitare le Amministrazioni Pubbliche a verificare la presenza di eventuali illeciti e queste avranno 30 giorni per effettuare i controlli, ed eventualmente constatate la presenza di irregolarità, fermando i lavori in corso.
La norma si fonda sul concetto per il quale SCIA e DIA sono state introdotte per semplificare le procedure e pertanto non sono soggette ad autorizzazione e controlli preventivi.
In tema di interventi in materia di opere pubbliche, infine, sì dalla Commissione Bilancio all’utilizzo in via prioritaria delle risorse disponibili sul Fondo di rotazione per la progettualità previsto dalla Legge 549/1995, per la progettazione di opere già previste nei piani triennali degli enti locali alla data di entrata in vigore della legge di conversione della manovra finanziaria bis, che ricadano su terreni demaniali o di proprietà dell’ente locale interessato e che abbiano destinazione urbanistica conforme all’opera o alle opere che si intendono realizzare. A presentare la richiesta di accesso al finanziamento dovranno essere gli enti stessi, entro 90 giorni dall’entrata in vigore della legge di conversione. La graduatoria verrà elaborata dalla Cassa Depositi e Prestiti.
Purtroppo, invece, è saltato l’articolo 1-bis alla manovra finanziaria, introdotto in fase di esame della commissione Bilancio, che avrebbe obbligato le PA a certificare i propri debiti nei confronti delle imprese, così da consentire loro di riscuoterne pari importo presso istituti bancari. Nulla da fare, dunque, per l’annoso problema del ritardo nei pagamenti della PA: la Commissione Bilancio del Senato aveva approvato un emendamento che rendeva possibile alle piccole imprese che vantano crediti nei confronti dello Stato di cederli alle banche per ottenere liquidità immediata (gli istituti di credito avrebbero poi certificato il passivo allo Stato). Nel testo approdato in Senato questo emendamento è stato stralciato.