Riforma pensioni, tutto da rifare. L’intervento sulle pensioni deciso lunedì 29 agosto al vertice di Arcore è già saltato. Il governo non presenterà l’emendamento che prevede l’impossibilità di calcolare ai fini dell’età pensionabile il riscatto degli anni della laurea e del servizio militare. La misura dunque sparisce dal testo della manovra bis ancor prima di entrarci.
Dopo la valanga di polemiche lo avrebbero deciso in tutta fretta i ministri Calderoli e Sacconi, anche se la questione verrà discussa ancora in Consiglio dei ministri.
A suggerire l’esclusione del contestatissimo emendamento sarebbero state considerazioni relative alla sua potenziale incostituzionalità, o comunque alla scarsa sostenibilità giuridica. L’emendamento prevedeva infatti di non calcolare gli anni di laurea anche per chi li aveva già riscattati: il rischio era poi di una pioggia di cause agli istituti di previdenza.
In base all’emendamento della riforma delle pensioni, gli anni riscattati non sarebbero più stati validi per stabilire la data del pensionamento (anni di contributi versati) ma lo sarebbero stati solo ai fini del calcolo della pensione (ammontare). Ma per chi va in pensione con il sistema retributivo in realtà la norma sarebbe diventata penalizzante anche sul fronte del calcolo dell’entità dell’assegno previdenziale.
Così come non era chiaro quale sarebbe stata la sorte di coloro che al 31 dicembre ’95 avevano più di 18 anni di contributi, che rischiavano di passare da un sistema retributivo a quello misto.
Comunque sia, il problema sembra essere superato dalla decisione della maggioranza di rinunciare all’emendamento.
A questo punto, però, sulla strada della manovra bis si apre un nuovo ostacolo: dalla norma sulla previdenza l’Esecutivo contava di raccogliere circa un miliardo al 2014, somma che a questo punto dovrà essere recuperata in altro modo.