In 4 punti programmatici, Silvio Berlusconi e Giulio Tremonti annunciano l’anticipo dell’attuazione della Manovra Finanziaria per ottenere il pareggio di bilancio nel 2013 anzichè nel 2014, attuando 4 riforme che si preannunciano “di lacrime e sangue”: fisco, mercato del lavoro, liberalizzazioni, Costituzione. Quando ancora il Paese reclamava importanti correzioni ad una manovra finanziaria che troppo tartassa piccole imprese e cittadini e troppo poco colpisce spesa pubblica e costi della politica, ecco arrivare la nuova mazzata.
Cosa ci attende nel concreto? La strategia annunciata in conferenza stampa si basa: per due punti sui conti pubblici, per altri due sulla crescita.
1. Riforma Fiscale
«L’anticipo del pareggio di bilancio dal 2014 al 2013 avverrà non modificando la struttura della normativa ma anticipandone la tempistica, a partire dalla delega per la riforma fiscale e assistenziale». Cosa vuol dire? Vuol dire che la riforma fiscale, che nella Manovra Finanziaria convertita in legge era prevista per il 30 settembre 2013 sarà anticipata di un anno, rendendo forse inutili gli interventi già previsti per questo autunno (la delega fiscale era stata calendarizzata alla Camera per il 13 settembre).
Antonio Di Pietro (IdV) e Italo Bocchino (Fli) hanno espresso immediatamente forti dubbi e severe critiche sulle misure previste dalla manovra per raggiungere il pareggio, “inique e inefficaci” per Di Pietro, “troppo sbilanciate verso le tasse e troppo timide nel taglio della spesa pubblica” per Bocchino. Aspra a dir poco la reazione di Susanna Camusso (Cgil): “una spirale verso il peggio”. Anticipando i tagli alle agevolazioni fiscali e aumentando le tasse per i lavoratori dipendenti e pensionati “si ucciderà il welfare” con “conseguenze devastanti per i più deboli”.
2. Riforma del Lavoro
Fa molta paura anche l’annuncio di una misteriosa (non essendo stato diramato alcun testo programmatico) delega in tema di mercato del lavoro. C’è chi teme che la più volte preannunciata riforma dello “Statuto dei Lavoratori” rischi di diventare più che altro una cancellazione di questo statuto in difesa dei diritti dei lavoratori, sostituito da uno “Statuto dei Lavori” che di tutele ne avrebbe ben poche per chi non ha il coltello dalla parte del manico. Ma sono ancora speculazioni, perchè di bozze di delega in questo senso ancora non se ne sono viste.
3. Riforma Costituzionale
La Riforma della Costituzione, tuttavia, resta il punto più temuto del piano Berlusconi – Tremonti volto a trasformare il Paese secondo la visione della maggioranza del governo in carica.
In cosa consistono le modifiche all’assetto costituzionale previste? In due punti essenziali.
La prima modifica alla Costituzione sarebbe l’introduzione del “criterio del pareggio di bilancio“, per quanto si legga già all’articolo 81 che “ogni altra legge che importi nuove o maggiori spese deve indicare i mezzi per farvi fronte”. Gli scettici della riforma leggono in questa mossa un canale preferenziale per nuovi tagli ad libitum, giustificati da uno stato di crisi.
4. Liberalizzazioni
La seconda modifica è l’introduzione del principio di liberalizzazione nel’articolo 41 della Costituzione italiana: “tutto è libero tranne ciò che è espressamente vietato”. La paura di molti è che ciò significhi rivoltare il senso della nostra Costituzione, secondo cui l’iniziativa economica privata “non può svolgersi in contrasto con l’utilità sociale o in modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana”.