POS Partite IVA: l’ABI chiede incentivi

di Francesca Vinciarelli

Pubblicato 15 Gennaio 2015
Aggiornato 22 Gennaio 2015 10:11

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Sull'obbligo di POS l'ABI chiede più vigilanza e detrazioni fiscali per incentivare i pagamenti elettronici.

L’obbligo di POS per esercenti, professionisti e commercianti continua è ormai entrato in vigore e, mentre la normativa continua a far discutere, l’ABI (Associazione Bancaria Italiana) chiede incentivi per le partite IVA che offrono questo servizio. Assolutamente favorevole all’obbligo di POS, come misura per incentivare i pagamenti elettronici, l’ABI chiede più vigilanza sui pagamenti elettronici e incentivi economici per limitare l’uso del contante.

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Vigilanza

Nel corso dell’audizione presso le Commissioni congiunte finanze e attività produttive della Camera in merito alle misure a sostegno del commercio elettronico il vicedirettore generale dell’ABI , Gianfranco Torriero, ha dichiarato:

«Il quadro di norme cogenti introdotte è sufficiente. Non ne servono di nuove. È necessario, però, vigilare sul rispetto di quelle esistenti monitorando i loro effetti».

Detrazioni fiscali

Ma servono anche incentivi fiscali per l’utilizzo dei POS, sia dal lato titolare della carta, sia dal lato dell’esercente:

«Una strada percorribile per favorire l’uso degli strumenti diversi dal contante. Potrebbero, quindi, essere utili forme di detrazione fiscale a fronte di documentate spese con strumenti di pagamento diversi dal contante o la riduzione dell’imposta di bollo sull’estratto conto della carta. Il tutto insistendo sulla trasparenza dei prodotti e sulla semplicità di utilizzo».

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Torriero ha poi ricordato come:

«Ad oggi, il gap sui pagamenti elettronici è ancora significativo rispetto agli altri Paesi europei: nel 2009, 90 pagamenti su 100 in Italia erano effettuati in contanti, oggi siamo a 87 su 100 a fronte di circa 20 milioni di carte di credito circolanti nel Paese, ma la media UE è scesa a 60 su 100. Nel 2013 si registrano 30 operazioni con carta procapite in un anno, meno della metà della media dei Paesi UE».