Più vicina la Riforma del Catasto, con l’approvazione in Consiglio dei Ministri del decreto sulle commissioni censuarie: 106 organismi che dovranno rivedere i parametri per i valori catastali di circa 62 milioni di immobili adeguandoli a quelli di mercato, in attuazione dell’articolo 2, comma 3 , lettera a, della legge 23/2014. Il decreto passato in CdM il 10 novembre dà quindi il primo via libera alla Riforma del Catasto inserita nella Delega Fiscale, con la revisione dei criteri di valutazione delle rendite – conteggiando metri quadri e non più numero di vani, valorizzando una serie di caratteristiche dell’immobile (ubicazione, quantità, anno di costruzione) – con effetti sulla tassazione (IMU e TASI) ed anche sull’ISEE.
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Riforma e caro tasse
La Riforma del Catasto – che non dovrebbe essere completata prima di alcuni anni – dovrebbe comportare una rivalutazione dal 30% fino al 180% delle rendite immobiliari. Pensata per renderle più attuali anche e soprattutto ai fini fiscali, con i recenti orientamenti che vedono confluire IMU e TASI in una Local Tax di competenza comunale senza tetti standard sulle aliquote, raddoppierebbe il rischio di carico delle imposte sugli immobili invece di compensarlo. Se non saranno ridotte le aliquote per TASI e IMU si andrà a pagare di più. Federconsumatori e di Adusbef stimano un rincaro di 230-260 euro l’anno. L’unica garanzia per il contribuente è un generico riferimento nella norma sulla riforma catastale alla “invarianza di gettito”.
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Revisione rendite: la roadmap
Le commissioni locali si devono insediare entro un anno dall’entrata in vigore del decreto legislativo: 1° novembre 2015. Appena operative, avranno il compito di validare le funzioni statistiche determinate dall’Agenzia delle Entrate, alla base della revisione dell’estimo catastale esprimendo la relazione tra valore di mercato, localizzazione e caratteristiche edilizie dei beni per ciascuna destinazione catastale e ambito territoriale, anche in uno stesso Comune. Una commissione centrale deciderà sui ricorsi dell’Agenzia delle Entrate e dei Comuni in materia di categorie, qualità, classi e tariffe d’estimo di terreni e fabbricati, esercitando poteri sostitutivi in caso di necessità.
Le commissioni
Le commissioni locali sono formate da 6 componenti effettivi e altrettanti supplenti – nominati dal presidente del Tribunale della circoscrizione competente, su segnalazione di Agenzia delle Entrate, ANCI e Prefetto – scelti fra rappresentanti delle amministrazioni coinvolte, magistrati, professionisti, docenti qualificati in materia di economia e di estimo urbano e rurale, esperti di statistica e di econometria. La Commissione centrale è invece formata da 25 membri effettivi (4 di diritto, il direttore dell’Agenzia delle Entrate e 3 direttori centrali dell’Agenzia) e 21 supplenti, più il presidente. Non possono essere componenti delle commissioni i parlamentari, i membri del governo e delle giunte regionali e comunali, soggetti che ricoprono incarichi direttivi o esecutivi nei movimenti politici, i prefetti. Tra i motivi di incompatibilità vi sono anche l’appartenenza alla Guardia di Finanza, ai Corpi di polizia, alle Forze armate, la rappresentanza di contribuenti nei rapporti con l’amministrazione finanziaria o con i Comuni nell’ambito di controversie tributarie. L’incarico dura cinque anni.