I datori di lavoro possono utilizzare gli strumenti GPS con lo scopo di localizzare i propri dipendenti che lavorano in modalità Mobile Working e sono dotati di telefono aziendale. A dirlo è stato il Garante della Privacy, il quale specifica però che le aziende devono al contempo adottare opportuni accorgimenti volti a non invadere la sfera privata del lavoratore e devono rispettare stringenti misure di sicurezza.
=> Mobile Working: come lavorare da remoto
In sostanza i datori di lavoro devono poter accedere alle funzioni di geolocalizzazione dello smartphone, ma deve essere impedito loro l’accesso ad altri dati. Vietato quindi l’accesso ad informazioni quali il traffico telefonico, gli sms, la posta elettronica, o il traffico voce. Il lavoratore deve essere al corrente della possibilità di essere localizzato dal proprio datore di lavoro, per mezzo di una app che deve essere ben visibile sullo schermo dello smartphone, ricordando al dipendente che è seguito tramite segnale GPS e che la funzione è attiva. Il dipendente deve inoltre essere informato sulle caratteristiche di tale applicazione e sul trattamento di dati effettuati dalle società. L’informativa fornita al dipendente dovrà metterlo a conoscenza anche di quando è consentita la disattivazione della funzione di localizzazione nel corso dell’orario di lavoro.
=> Guida alla Privacy in azienda
L’obiettivo è di andare da una parte incontro alle imprese che ricorrono al Mobile Working e alle loro esigenze di produttività come ottimizzare l’impiego delle risorse e migliorare la gestione, il coordinamento e la tempestività degli interventi tecnici, dall’altro quello di garantire ai dipendenti la tutela della loro sicurezza, ad esempio permettendo l’invio mirato di soccorsi in caso di difficoltà, ma anche della riservatezza. Il Garante ha inoltre aperto alla possibilità di fare ricorso al trattamento dei dati in tempo reale, ma solo in presenza di situazioni di emergenza o di pericolo per il dipendente, da individuare con apposite policy aziendali.