Per scongiurare un possibile blocco in Senato sulle quote rosa nei CdA – ovvero sul disegno di legge per l’introduzione delle quote di genere nei consigli di amministrazione di aziende e collegi sindacali di società quotate e municipalizzate, con il fine di renderne più equa la rappresentanza – è partita spontaneamente da alcuni giorni una campagna web di sensibilizzazione.
Pareri discordanti stanno alimentando le polemiche sulla richiesta di Confindustria, Abi e Ania di rallentare l’attuazione del decreto rendendolo attivo in maniera graduale.
Se il disegno promosso alla Camera da Alessia Mosca (Pd) e Lella Golfo (Pdl) dovesse passare, per chi non rispettasse la legge, si potrebbe procedere allo scioglimento del CdA.
Le stesse promotrici hanno lanciato una richiesta in Rete alle donne: far sentire la propria voce firmando un appello al Presidente del Senato (segreteriagabinettopresidente@senato.it) e a quello della Commissione Finanze Mario Baldassarri (mario.baldassarri@senato.it) contro l’abbandono della legge.
In questo modo si potrebbe portare l’Italia ai livelli del resto d’Europa. Il nostro Paese, infatti, non brilla certo per numero di donne presenti nei CdA delle aziende quotate in Borsa, collocandosi al terzultimo posto.
La maggioranza (80%) delle donne manager italiane sono favorevoli alle quote rosa nei CdA, anche se c’è chi sostiene che in questo modo verrebbe meno l’elemento di merito, che rimarrebbe ad unico appannaggio degli colleghi uomini. Un modo di raggiungere il successo sicuramente più difficile ma forse anche più gratificante.
D’altro canto sono ormai numerosi gli studi che attestano come la conduzione femminile costituisca spesso un vantaggio competitivo in azienda, termini di solidità e redditività.
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