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Commissioni bancarie su carte di credito: no dalla UE

di Barbara Weisz

Pubblicato 12 Settembre 2014
Aggiornato 19 Settembre 2014 10:11

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Sentenza UE contro le commissioni interbancarie sulle carte di credito, lesive della concorrenza: Confcommercio auspica come risultato una riduzione dei costi della moneta elettronica per le PMI.

Le commissioni interbancarie sulle carte di credito non si possono applicare perché limitano la concorrenza: lo ha affermato una Corte di Giustizia Europea nella sentenza C-382/12 in relazione ad un un caso riguardante Mastercard, la quale è invitata ad adeguarsi al più presto. Bisogna vedere se e in che modo potrà riguardare anche altre carte (Visa, ecc.), mentre si attende un’eventuale nuova regolamentazione in materia da parte della Commissione UE. Per esercenti e consumatori è una piccola svolta. Soddisfazione anche per Confcommercio:

«finalmente un’analisi chiara che sottolinea quanto le commissioni interbancarie attualmente in vigore restringano la concorrenza e comportino costi impropri che si scaricano sui dettaglianti e non portano benefici ai consumatori».

=> Commissioni POS: carta, bancomat e prepagata a confronto

Da non confondersi con le MSC (Merchant Service Charges), commissioni di servizio per gli esercenti, le CMI (Commissioni Multilaterali Interbancarie ) sono versate dalla banca dell’esercente a quella dell’acquirente ma, secondo la sentenza:

«danno origine a una restrizione della concorrenza sui prezzi tra le banche di affiliazione a danno degli esercenti e dei loro clienti». Ma poichè «non presentano carattere oggettivamente necessario per il funzionamento di un sistema di carte di pagamento aperto» non possono essere considerate «restrizioni accessorie». Conclusione: non vanno applicate.

=> POS commercianti: costi a confronto

Confcommercio auspica un «serio impegno a livello istituzionale per determinare condizioni di maggiore concorrenza, trasparenza ed efficienza nel settore delle carte di pagamento» e coglie l’occasione per sottolineare che questo non è avvenuto «con l’introduzione del POS obbligatorio» e «che la maggiore diffusione della moneta elettronica deve passare necessariamente attraverso la riduzione dei costi e delle commissioni pagate dalle imprese».

 C-382/12 della Corte di Giustizia UE