Giro di vite per gli appalti da parte del Ministero dell’Interno e dell’Autorità nazionale anticorruzione (Anac) che in questi giorni hanno siglato una nuova intesa che prevede la risoluzione dei contratti da parte delle stazioni appaltanti anche in presenza di episodi di corruzione e concussivi e non più solo in caso di accertate azioni estorsive. Per comprendere l’importanza dell’intesa basti considerare che secondo gli ultimi dati della Guardia di Finanza solo nei primi cinque mesi del 2014 nel settore degli appalti sono state denunciate 400 persone, per un valore di gare irregolari di 1,2 miliardi di euro.
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A margine della firma il ministro dell’Interno Angelino Alfano ha dichiarato:
«Da oggi i corrotti saranno trattati come i mafiosi». In sostanza, con la norma che impone alle stazioni appaltanti la risoluzione dei contratti nel caso emergano fatti corruttivi, «attuiamo la linea dura contro i corrotti, usando le stesse misure di prevenzione previste per i mafiosi. Una gara d’appalto truccata è un attentato alla libera concorrenza ed al funzionamento del mercato. Noi dobbiamo intervenire in tempo contro i ladri e, allo stesso tempo, non fermare le opere per fare in modo che la collettività non abbia a subire un danno».
Il protocollo d’intesa prevede una stretta collaborazione tra le prefetture, gli enti locali, l’Anac e il Ministero dell’Interno in materia di trasparenza e legalità nella gestione degli appalti pubblici. In parallelo il Governo, precisa Alfano, punta a:
«Portare avanti il lavoro con l’Associazione nazionale dei Comuni italiani e con l’Unione delle Provincie italiane per allineare gli sforzi verso un unico obiettivo».
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Il protocollo vengono fornite ai prefetti
«Le Linee Guida per consentire alla “squadra Stato” di intervenire al momento giusto con un obiettivo preciso: far rispettare la norma morale da cui discendono tutte le altre, che è quella di non rubare».
Tra le indicazioni delle Linee Guida c’è quella che prima di procedere alla risoluzione del contratto il soggetto aggiudicatore debba riferire all’Anac che valuterà se
«In ragione dello stato di avanzamento dei lavori o del rischio di compromissione della realizzazione dell’opera, tenuto anche conto della rilevanza della stessa, sia preferibile proseguire nel rapporto contrattuale, previo il rinnovo o la sostituzione degli organi dell’impresa aggiudicataria interessata dalle vicende corruttive».
Per il presidente Anac, Raffaele Cantone, si tratta di una
«Rivoluzione copernicana con l’ampliamento della normativa antimafia e saranno i prefetti e le prefetture il terminale territoriale delle politiche che si fanno a livello nazionale sul tema».