È ancora bufera in ambito UE sul brevetto unico europeo: non sono bastate infatti sette ore di negoziati a Bruxelles per arrivare ad un’intesa sul regime linguistico da adottare. Italia e Spagna si sono imposte durante il Consiglio straordinario Competitività perché non venga adottato il regime di trilinguismo (inglese, francese e tedesco) che penalizzi i due paesi che “restano fuori”.
Ancora fumata nera, dunque, sulla definizione di un sistema unico di registrazione e difesa della proprietà intellettuale sulle invenzioni delle imprese a livello europeo.
«Durante la riunione abbiamo detto a chiare lettere che non possiamo accettare una soluzione discriminatoria verso la lingua italiana, dannosa per le nostre piccole e medie imprese, incompatibile con i principi del mercato interno e contraddittoria rispetto all’obiettivo generale di una riduzione dei costi»: questa la dichiarazione del ministro per le Politiche europee, Andrea Ronchi, a margine dell’incontro.
In sostanza, l’Ue vorrebbe che il brevetto, rilasciato con valore legale in inglese, francese o tedesco, venga accompagnato – dopo un periodo transitorio – da una seconda traduzione in un’altra lingua Ue (anche Italiano purchè la prima sia l’Inglese) che avrebbe solo valore informativo.
Passato un periodo di sei anni, chi deposita un brevetto in francese o tedesco non sarà obbligato a fornire una traduzione in inglese.
È ovvio quindi che l’Italia verrebbe marginalizzata dall’introduzione di questo sistema basato sul trilinguismo in sostituzione dell’attuale meccanismo di traduzioni english-oriented.
L’Italia, ha detto il ministro, continuerà a cercare una soluzione per arrivare ad una mediazione, sottolineando però che non rinuncerà a mantenere alcuni punti fermi irrinunciabili e «che non si può trattare agitando la minaccia di una cooperazione rafforzata perché non è con i ricatti che l’Unione Europea può raggiungere un accordo su un dossier così importante e strategico come il brevetto».
L’ipotesi della cooperazione rafforzata è stata paventata dalla Commisione come via d’uscita dall’obbligo dell’unanimità, ritenuta ormai impossibile. Il prossimo appuntamento per discutere sul tema è fissato al 10 dicembre.