Depositare un brevetto nella propria lingua (quindi anche in italiano) e scegliere se farlo emettere in inglese, francese o tedesco; in una seconda fase si dovrà farlo tradurre a proprie spese in una seconda lingua (se è stato emesso in inglese va bene una qualunque lingua ufficiale della Ue, anche in italiano, mentre se all’inizio si era scelto la seconda o la terza alternativa allora inderogabilmente si dovrà farlo tradurre in inglese): queste le possibili nuove indicazioni per il brevetto unico europeo.
È la proposta di compromesso avanzata dalla presidenza di turno belga della Ue, in collaborazione con la Commissione.
Obiettivo, venendo incontro alle istanze di Italia e Spagna, che hanno contestato il regolamento.
I due paesi hanno anche chiesto più chiarezza sulla tempistica (il periodo transitorio tra le due versioni) e sul valore legale delle traduzioni automatiche.
Il brevetto unico dovrebbe sostituire il sistema attualmente gestito dall’EPO (European Patent Office): per depositare un brevetto oggi ci si deve rivolgere all’Epo, depositando mformale richiesta e specificando per quali paesi farla valere, tra i 38 che hanno sottoscritto la convenzione intergovernativa alla base del regolamento, con pagamento proporzionale.
Il nuovo meccanismo mira a consentire a qualunque azienda di depositare domanda per l’intero Mercato Unico europeo.