Per il Brevetto Unico UE bisognerà attendere ancora, il via alla tutela della proprietà intellettuale in tutta l’Unione non arriverà il prossimo aprile come era previsto: le tempistiche slittano, ma il presidente dell’Epo (l’Ufficio europeo dei brevetti), Benoît Battistelli assicura che i primi Brevetti Unici UE verranno rilasciati tra la fine del 2014 e l’inizio del 2015. Per la piena operatività è tuttavia necessaria la ratifica dell’accordo inter-governativo sulla creazione di un tribunale unico che gestirà le eventuali controversie da parte di almeno 13 Paesi Membri, ma finora solo l’Austria l’ha fatto. Intanto il Governo italiano ha preso altro tempo, nonostante il nuovo appello di Confindustria ad aderire a fronte dei prevedibili vantaggi tanto per le imprese quando per i conti pubblici.
Brevetto Unico Europeo
Il Brevetto Unico Europeo prevede la tutela delle invenzioni delle imprese attive all’interno dell’Unione con le medesime regole e modalità in tutti i 25 Paesi ed elimina la necessità di dover ottenere contemporaneamente un riconoscimento nella Nazione di appartenenza. L’obiettivo è quello di migliorare e unificare il mercato interno, riducendo del 70% i costi a carico delle imprese e introducendo notevoli vantaggi in particolare per le PMI e gli enti di ricerca. Tra le principali problematiche evidenziate dall’Italia c’è quella di dover tradurre il brevetto in inglese, francese o tedesco entro un mese dal deposito nella propria lingua madre. Un vincolo che non è mai piaciuto a Italia e Spagna, che non hanno aderito a quella che è stata denominata la “cooperazione rafforzata” e hanno presentato ricorso poi respinto dalla Corte di Giustizia UE.
Tribunale Unico
L’accordo è invece stato trovato sul Tribunale Unico, che permette anche alle imprese innovative italiane di cogliere, almeno in parte, i vantaggi offerti dal Brevetto Unico UE: si potrà chiedere la protezione europea ma per ottenere anche la validità in Italia del Brevetto questo dovrà essere registrato anche all’Ufficio marchi e brevetti del nostro Paese. Nella relazione programmatica 2014 sulla partecipazione dell’Italia alla UE il Governo ha fatto presente che in Italia «sul nuovo sistema è in corso una complessa attività di valutazione a livello governativo che dovrà tenere conto delle indicazioni parlamentari e delle differenziate posizioni degli agenti economici interessati». Da una parte c’è infatti il Senato che si pone a favore dell’adesione alla “cooperazione rafforzata” pur essendo d’accordo sulla questione linguistica, lo scopo è però quello di non penalizzare la nostra industria; dall’altra c’è la Camera dove attualmente non si è arrivati ad una posizione unitaria.