Il caos Tasi non arriva a soluzione: il governo è al lavoro su modifiche che rispondano alle esigenze dei Comuni, magari alzando le aliquote su prima casa e altri immobili, ma l’accordo non sembra vicino. Per ora nessun emendamento è stato presentato in Senato, dove si discute la legge di conversione del decreto IMU-Bankitalia (che ha introdotto la mini IMUdi gennaio). Per riformare la nuova imposta sui servizi indivisibili dei Comuni sarà un altro, l’alternativa è un decreto su misura da emanare entro la metà del mese.
Aliquote Tasi
La Tasi, così come introdotta dalla Legge di Stabilità, non garantisce ai Comuni un gettito sufficiente, così i sindaci chiedono di alzare le aliquote oltre lo 0,25% previsto oggi. Le due ipotesi sul tavolo: un incremento dello 0,5-1%, che portebbe l’aliquota massima sulla prima casa allo 0,3-0,35% e quella sugli altri immobili (ora all’1,06%, stesso tetto IMU degli anni scorsi) all’1,11-1,16%. Nel primo caso si stima un gettito di 700 milioni, nel secondo di 1,4 miliardi di euro.
Detrazioni Tasi
La questione centrale sono le detrazioni: con la vecchia IMU, sull’abitazione principale erano di 200 euro più 50 per ogni figlio, così che per le abitazioni più modeste si poteva anche azzerare l’imposta. La nuova legge prevede invece che a fissare le detrazioni siano i Comuni, in virtù del “famigerato” gettito derivante dall’innalzamento dell’aliquota. Si teme però che, nel caso in cui gli enti locali decidano detrazioni più basse di quelle precedenti per l’IMU, molti proprietari (soprattutto di abitazioni modeste) alla fine risultino penalizzati dalla nuova Tasi (annunciata come provvedimento che eliminava l’IMU sulla prima casa).
Come detto, un pasticcio, oltre che un vero e proprio caos. Fra tanti dubbi e nodi da sciogliere, una certezza (purtroppo, la solita): una tassa introdotta a fine dicembre, ancora mai applicata, è già tutta da rifare. Senza sapere come.