In materia di riordino degli incentivi alle Rinnovabili, il Governo sta valutando di inserire una rimodulazione dei contributi, diluiti in un periodo di incentivazione più lungo (7 anni) ma di misura iferiore, così da renderli meno onerosi nella bolletta elettrica.
Scelta incentivo
Il meccanismo allo studio – da inserire nel ddl collegato alla Legge di Stabilità – prevede la scelta del tipo di incentivo di cui godere in capo al produttore di Rinnovabili, ripescando (come in altri casi) una misura destinata al mai approvato Decreto Fare bis. Ai produttori si offre la possibilità di optare tra vecchio e nuovo regime di incentivi:
- se sceglie la prima soluzione otterrà di più ma non potrà cumulare il beneficio con altre forme di incentivazione,
- se sceglie la seconda avrà un incentivo inferiore ma per un periodo più lungo (nel lungo periodo non perde nulla) e continua ad avere maggiori possibilità di ottenere altri benefici.
Di fatto, pur senza tagli retroattivi la soluzione ipotizzata implica una rimodulazione dell’incentivo: l’obiettivo è infatti quello di riuscire a sostenere un mercato strategico come quello delle Rinnovabili senza eccessive ricadute sulle tasche dei contribuenti. Il tutto, coerentemente con la normativa UE e in particolare con le linee guida che chiedono ai governi di evitare tagli retroattivi a questi incentivi.
Secondo le stime fornite nei mesi scorsi dal MiSE, il peso di questi incentivi sulla bolletta è oggi pari a 12 miliardi di euro l’anno. Riuscendo a spalmarli su un periodo più lungo, si avrebbe un risparmio di circa 3 miliardi l’anno che pottrebbero comunque essere sostenuti da nuove forme di sostegno per le Rinnovabili, ad esempio con l’emissione di specifiche obbligazioni, per fornire luquidità a chi realizza impianti senza pesare sulle bollette.