Sfuma il rinvio dell’aumento IVA a gennaio, a causa delle turbolenze all’interno della maggioranza: sembrava cosa fatta, con una bozza di decreto pronta per essere approvata dal Consiglio dei Ministri di venerdì sera, 27 luglio, ma è stato tutto rinviato in virtù di un “chiarimento politico” che il premier Enrico Letta chiederà alle Camere fra lunedì 30 e martedì 1 ottobre. “L’aumento dell’IVA ci sarà: in questa condizione non è possibile evitarlo”, ha dichiarato a caldo il ministro per gli Affari regionali e le autonomie Graziano Delrio, uscendo dal CdM.
Crisi di Governo
La situazione si è via via aggravata nel corso del fine settimana con le dimissioni di cinque ministri del Pdl, che segnano l’apertura della crisi di governo. L’esecutivo sembra comunque intenzionato a chiedere la fiducia alle Camere, la situazione è molto complicata, l’unica certezza è che nel frattempo si blocca l’approvazione di qualsiasi provvedimento, a partire da quelli economici. Il caso nasce dall’escalation del muro contro muro che oppone i due principali partiti di maggioranza, e in particolare dalla decisione dei parlamentari del Pdl di annunciare possibili dimissioni in massa dall’assemblea legislativa in solidarietà con il leader, Silvio Berlusconi, in vista del voto della giunta per le elezioni del Senato, previsto per il 4 ottobre, sulla decadenza da senatore di Berlusconi dopo la condanna definitiva in Cassazione del luglio scorso sul processo Mediaset. Risultato: alto rischio di crisi di governo. Il premier Letta venerdì 27 settembre ha avuto un colloquio con il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, incassando il suo sì alla linea della fermezza sulla necessità di una verifica di maggioranza, quindi in serata si è svolto il Cdm, che si è aperto con il premier che, si legge nel comunicato, ha manifestato «l’esigenza ineludibile di ottenere un chiarimento politico e programmatico in Parlamento tra le forze della maggioranza che sostiene il governo.
Ecco le parole del presidente del Consiglio: «Dinanzi a noi c’è la necessità di un confronto il più duro e netto possibile. Non sono disponibile ad andare oltre senza questo passaggio di chiarezza. Un’efficace azione di governo è evidentemente incompatibile con le dimissioni in blocco dei membri di un gruppo parlamentare che dovrebbe sostenere quello stesso esecutivo. O si rilancia, e si pongono al primo posto il Paese e gli interessi dei cittadini, o si chiude questa esperienza”. Il comunicato al termine del Cdm di venerdì 27 sottolinea infine che «in attesa del chiarimento si è reputato inevitabile il blocco di ogni decisione governativa su temi, anche rilevanti, di natura fiscale ed economica. La sospensione è dovuta in particolare all’impossibilità di impegnare il bilancio su operazioni che valgono miliardi di euro senza la garanzia di una continuità nell’azione di governo e Parlamento».
Poi, un sabato (il 28 settembre) all’insegna della crisi: su richiesta di Berlusconi si sono dimessi i cinque ministri del Pdl: Angelino Alfano, Maurizio Lupi, Gaetano Quagliariello, Beatrice Lorenzin, Nunzia De Girolamo. Il dibattito, asprissimo, assume fra le altre cose i toni di un rimpallo di responsabilità sul mancato rinvio dell’aumento Iva: «La decisione assunta da Enrico Letta, di congelare l’attività di governo, determinando in questo modo l’aumento dell’Iva è una grave violazione dei patti su cui si fonda questo governo» ha dichiarato Berlusconi. Dura la replica del premier, che parla di «gesto folle e irresponsabile», e di tentativo «di rovesciare la frittata utilizzando l’alibi dell’Iva»
L’IVA aumenterà a ottobre
Grave crisi politica, dunque, dagli esiti ancora imprevedibili, ma nel frattempo sembra quasi impossibile che ci siano margini per evitare l’aumento IVA dal primo ottobre: il governo dovrebbe essere in grado di votare il decreto entro la sera di lunedì 30, il presidente della Repubblica dovrebbe firmare subito e la pubblicazione in Gazzetta Uffciale dovrebbe essere praticamente immediata. Tempistiche quasi impossibili da rispettare, per di più in un contesto politico tutt’altro che semplice.
Il decreto sull’Iva, che era pronto venerdì 27 ma non è stato nemmeno discusso dal Cdm, tutto concentrato sulla discussione relativa al chiarimento politico di maggioranza, prevedeva che un rinvio dell’aumento IVA al 22% a Gennaio 2014 fose finanziato dagli acconti 2013 su IRES e IRAP delle società di capitali (da 101 a 103) e dall’aumento della benzina, 2 centesimi al litro in più da ottobre a dicembre e altri 2,5 centesimi da gennaio 2014 a febbraio 2015. Era prevista anche una rimodulazione delle aliquote della tassa sul valore aggiunto, nell’ambito della Legge di Stabilità, con una diversa composizione dei relativi panieri, con l’obiettivo (forse) di avitare del tutto il rincaro IVA anche nel 2014. Il Dl contiene anche il rifinanziamento della cassa integrazione in deroga per il 2013 (ulteriori 330 milioni di euro da ripartirsi tra le Regioni) e 35 milioni per la Carta Acquisti. Crisi permettendo, questa parte potrebbe essere recuperata piuù facilmente di quella relativa all’Iva.
IMU a rischio
Un altro bel regalo agli Italiani, gentilmente offerto la crisi di Governo, è il rischio di dover tornare a pagare l’IMU: da un lato devono ancora essere definire le risorse per la copertura dell’abolizione di dicembre (con le Camere sciolte sarebbe impossibile ufficializzare un provvedimento in grado di reperire fondi necessari. Per non parlare del destino incerto della Legge di Stabilità, che avrebbe dovuto risolvere una volta per tutte la questione IMU, ipoteticamente tramite Service Tax. Ultima bella notizia: il decreto che ha cancellato la prima rata IMU tecnicamente è ancora in discussione al Parlamento…