Il ministro del Lavoro Maurizio Sacconi ha confermato dal palco di Confindustria il progetto di riforma dello Statuto dei lavoratori, a 40 anni dalla legge 300 di Gino Giugni (1970). Il nuovo testo, destinato a sostituire la vecchia legge entro tre anni, arriverà per maggio.
Obiettivo: «completare la liberazione dall’oppressione burocratica, da tutto quel che genera conflitto e dall’incompetenza che minaccia l’occupabilità», chiaro riferimento all’arbitrato per i licenziamenti.
L’annuncio di Sacconi incontra il favore degli industriali italiani, ma non della Cgil che aveva già contestato proprio l’arbitrato perchè di fatto aggirerebbe l’articolo 18 dello Statuto. Norma anche tra le cause della bocciatura di Napolitano.
Sacconi ha invece ribatito l’utilità di un arbitrato come opportunità in più per i lavoratori e le imprese rispetto al grande contenzioso esistente, assicurando che comunque «il provvedimento verrà varato dopo i necessari passaggi con le parti sociali».
Altri punti focali della nuova legislazione sono le tematiche legate agli scioperi ed il cercare di far scendere la conflittualità nelle aziende, al sistema di formazione professionale e al sistema di contrattazione alla ricerca di regole valide a livello nazionale.