I principali vendor IT italiani e le associazioni di consumatori sono sul piede di guerra si stanno organizzando per sottoporre una moratoria sull’equo compenso, dopo che lo scorso 30 dicembre il Ministro per i beni e le attività culturali ha firmato il famigerato Decreto Bondi che ridetermina i tributi dovuti all’industria audiovisiva in caso di copia privata di contenuti soggetti a copyright, in esecuzione della legge sul diritto d’autore.
Obiettivo, richiedere ai giudici amministrativi un parere di illegittimità e smuovere l’opinione pubblica per contrastare il “balzello” arbitrariamente imposto.
Il Decreto Bondi, infatti, non solo aumenta i compensi dovuti ma li estende a tutti i supporti di memoria: USB, hard disk, memorie esterne, memorie smartphone, ecc.
Dopo il notevole rincaro dei supporti digitali (CD e DVD, ecc) dovuti al decreto, più che un equo compenso appare una tassa da versare alla SIAE che punisce i consumatori e penalizza i produttori.
Costi che pesano, per oltre 100 milioni di euro l’anno e tutti a discapito degli utenti, che ora minacciano di boicottare il mercato in attesa di una decisione sulla misura e una conseguente predisposizione dei nuovi listini dei prezzi.
Già ad Aprile l’associazione Altroconsumo aveva segnalato il problema in sede euroepa, con un ricorso alla UE contro il Decreto Bondi, accusato di essere il frutto di accordi di privilegio e provocare dunque un abuso di posizione dominante.