Licenze Open Source e CopyLeft da rispettare: sentenza Corte Suprema

di Alessandra Gualtieri

30 Marzo 2010 14:00

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Le licenze CopyLeft del Software Libero hanno pieno diritto di essere rispettate, con tutti i necessari vincoli e responsabilità d'uso

Importante sentenza quella emessa sull’Open Source nei giorni scorsi dalla Corte Costituzionale, sancendone una volta per tutte il pieno valore legale: le licenze CopyLeft sono da considerarsi a tutti gli effetti contratti d’uso da rispettare.

«Anche il software cosiddetto “libero” costituisce un’opera dell’ingegno e, pertanto, è oggetto di diritto d’autore come ogni altro programma per elaboratore».

In pratica, un software open source con licenza GPL non è da ritenersi totalmente privo di diritti d’autore e condizioni d’utilizzo. Si tratta di riconoscere la massima tutela sui termini d’uso: per garantire piena libertà agli utenti, le licenze open source «impongono precisi limiti alla possibilità di modificare (o negare) i diritti di quest’ultimo».

In questo senso, dunque, non vanno trascurati i «;vincoli e responsabilità per coloro che utilizzano, studiano, sviluppano tali software». In questo senso il Software Libero è un diritto da rispettare. Libertà di utilizzo, copia, modifica e distribuzione non vuol dire anarchia.

Il caso giunto alla Suprema Corte nasceva da una interpretazione poco chiara del concetto di pluralismo informatico nella Pubblica Amministrazione, concretizzatosi in una norma che finiva per delegittimare la natura contrattuale dei software con licenza GPL.

La Corte Costituzionale ha invece dichiarato illegittimi quegli articoli della legge n.9/2009 della Regione Piemonte (Norme in materia di pluralismo informatico, sull’adozione e la diffusione del software libero e sulla portabilità dei documenti informatici nella pubblica amministrazione), il cui scopo era sì garantire la piena interoperabilità e il libero accesso alle risorse da parte degli utenti, ma finiva per penalizzare i “diritti” dei software con licenza.