Lo scorso dicembre sono state approvate con il Decreto Salva infrazioni UE numerose misure per adeguarsi alla normativa europea (direttiva n.18/2010 CE), tra cui quelle in tema di congedo parentale a ore per padri e madri: peccato che sia rimasto tutto fermo.
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Si tratterebbe di un congedo elastico che offre la possibilità di fruire dei congedi opzionali spettanti per legge – da non confondersi che il congedo di maternità o paternità obbligatori – frazionati in ore invece che in giornate a tempo pieno.
Il punto è che in Italia sono stati stabiliti solo i principi generali che istituiscono e regolano il congedo con calcolo ad ore, ma i dettagli vengono rinviati ai contratti collettivi nazionali, firmati dai sindacati e dalle imprese, per ogni singola categoria lavorativa.
Il congedo a ore sarebbe una soluzione utile tanto per i dipendenti quanto per i datori di lavoro.
L’opzione del frazionamento garantisce una certa continuità lavorativa senza creare scossoni al business, a fronte di una riduzione dello stipendio ordinario pari al 30%.
Assentandosi dal lavoro solo per alcune ore, anche tutti i giorni fino agli 8 anni del figlio, la decurtazione dello stipendio dovrebbe essere meno consistente, a patto che l’azienda venga avvisata dal lavoratore con un preavviso di 15 giorni rispetto al periodo effettivo di utilizzo.
Ad entrambi i genitori verrebbe garantito un periodo pari a sei mesi ciascuno, per un massimo di 10 mesi totali (11 se è l’uomo a chiedere 3 mesi consecutivi), fino al compimento dell’ottavo anno di vita del bambino.
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In attesa del recepimento delle novità nei CCNL o che le parti sociali trovino accordi specifici, i congedi parentali ad ore restano al palo.