L’Italia viola le norme UE su “l’attuazione di misure volte a promuovere il miglioramento della sicurezza e della salute dei lavoratori durante il lavoro” (direttiva 89/391/CEEdel Consiglio, del 12 giugno 1989) e ha due mesi di tempo per mettersi in regola per quanto riguarda gli obblighi del datore di lavoro anche in tema di DVR, il Documento di Valutazione dei Rischi.
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La Commissione europea ha infatti inviato alla Repubblica Italiana un Parere motivato, con il quale informa di aver avviato una procedura d’infrazione contro l’Italia relativamente alle norme dell’ordinamento giuridico riguardante la salute e la sicurezza sul lavoro.
Questa, se non recepirà nell’ordinamento nazionale le direttive UE entro sessanta giorni dalla data di pubblicazione del Parere motivato, rischia di doverne rispondere di fronte alla Corte di Giustizia.
In particolare l’Italia deve eliminare due disposizioni che violerebbero l’articolo 5 e 9 della direttiva 89/391/CEE.
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Articoli che violano la direttiva UE
Il primo è quello che esonera il datore di lavoro dalla sua responsabilità in materia di salute e sicurezza in caso di delega e subdelega.
Il secondo è quello che proroga i termini prescritti per la redazione di un documento di valutazione dei rischi (DVR) per una nuova impresa o per le modifiche sostanziali apportate a un’impresa esistente.
La procedura di infrazione è la n. 2010/4227, avviata contro l’Italia nel settembre 2010 a fronte della denuncia inviata alle Autorità europee da Marco Bazzoni (RLS) con riferimento al testo del decreto legislativo 9 aprile 2008, n. 81, detto “Testo Inico” di salute e sicurezza sul lavoro attualmente in vigore in Italia.