La Camera ha approvato ufficialmente il disegno di legge con le misure correttive (DL 102/2009) al pacchetto anticrisi (DL 78/2009), rendendo di fatto legge lo Scudo Fiscale. Ancora una volta complice l’inspiegata assenza di decine di parlamentari dell’opposizione in Aula.
Dopo lo slittamento di ieri, dunque, con appena 20 voti di scarto è passato oggi il discusso “provvedimento riveduto e corretto“, che rende per la terza volta legge lo strumento fiscale a firma del Ministro Giulio Tremonti, dopo le edizioni del 2001 e 2003.
E passa quindi anche l’emendamento che estende il condono per evasioni e frodi fiscali (reati tributari) anche ai reati societari – con anonimato garantito – purchè abbiano “fruttato” capitali portati all’estero da rimpatriare con aliquota al 5% sulle attività finanziarie e patrimoniali detenute al 31 dicembre 2008 o regolarizzate dal 15 settembre 2009 e fino al 15 dicembre 2009.
Restano fuori le società di capitali e le evasioni fiscali a carico di persone fisiche (amministratori), enti commerciali e associazioni equiparate fiscalmente (ossia i beneficiari dello Scudo) su cui pendano accertamenti fiscali alla data di entrata in vigore della legge 78/2009 (5 agosto 2009).
Nulla ha potuto, dunque, la protesta montata nei giorni scorsi che ha visto protagonisti anche molti piccoli imprenditori (indagine Panel Data su 600 tra cittadini e titolari di piccole imprese in Veneto), che si ritengono beffati da un provvedimento che «condona le colpe di furbi ed evasori a danno degli onesti contribuenti».
Il 69% dei piccoli imprenditori ha bocciato lo Scudo Fiscale, che non digeriscono il fattore impunibilità (53%) e reputano la misura un deterrente per la lotta all’evasione fiscale (16%).
La nota nota dolente è che la regolarizzazione rende non punibili reati penali fiscali e societari come il falso in bilancio.
Non solo: lo Scudo fiscale così emendato annulla l’obbligo di segnalazione antiriciclaggio degli illeciti da parte degli intermediari finanziari: banche, società di gestione del risparmio, fiduciarie, Poste, società d’intermediazione mobiliare, agenti di cambio, filiali italiane di banche e società d’investimento estere.
Per mettersi in regola, infatti, basterà rivolgersi entro il 15 dicembre 2009 all’intermediario finanziario, con la garanzia dell’anonimato.
Non ci sta però Banca Etica, che ha preso ufficialmente le distanze da un provvedimento che a molti è parso lo specchio di un galoppante precipitare dei principi etici nella gestione della Cosa Pubblica.
Sull’altro piatto della bilancia, i circa 300 miliardi di euro (stimati dall’Associazione Italiana dei Private Bankers, GdF e Agenzia delle Entrate) ottenibili con il rientro di capitali illegalmente detenuti all’Estero e i 15 mld di euro di gettito per lo Stato, che il Governo promette di reinvestire.
Non resta che attendere la firma del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, al quale peraltro dovrebbe essere consegnata una petizione per bloccare il provvedimento. Termine ultimo, domani 3 ottobre, pena il decadimento del decreto.