Nel corso dell’Ecofin sono state votate le nuove misure a tutela delle PMI in relazione all’imminente entrata in vigore di Basilea 3 e più in particolare dei rischi che la sua introduzione comporterebbe per le piccole e medie imprese: i ministri finanziari europei hanno trovato l’intesa sulle regole bancarie preservando le imprese di dimensioni minori.
Basilea 3 entrerà in vigore il prossimo gennaio 2013 e da allora le norme nazionali prevederanno principi contabili più severi.
Sul pacchetto CRD IV – necessario per recepire il regolamento Basilea 3 – il voto dell’Ecofin è stato unanime e ora la bozza del testo (che riguarderà 8.300 banche di 27 Paesi) contiene misure che proteggono le imprese più piccole dall’inasprimento dei requisiti sulla bancabilità dei prestiti richiesti.
Più in particolare l’articolo 118 fissa al 57% la ponderazione del rischio connesso all’esposizione delle banche con le PMI, al 75% quello verso persone fisiche a 2 milioni di euro.
Un compromesso a favore delle PMI che permetterà di «evitare che il processo di deleveraging non si concentri sui crediti erogati alle imprese e in particolare per quelli alle medio-piccole», spiegano gli eurodeputati del Pd Gianni Pittella, Leonardo Domenici e Roberto Gualtieri.
Una esigenza che nasce dalla consapevolezza che per le PMI «il credito bancario rappresenta la principale, talvolta unica, fonte di finanziamento ed il finanziamento stabile dell’economia reale».
Positivo il commento del vice ministro dell’Economia Vittorio Grilli: l’Italia «è pronta all’accordo e sostiene la proposta» ma bisogna restare all’erta e «tutto quello che faremo da un punto di vista prudenziale non deve mettere a rischio il mercato interno».
Anche perché si tratta di «un accordo da maneggiare con cura. Il confine tra una regolazione corretta e l’innalzamento di ostacoli al mercato comune è molto vago» perché l’autonomia concessa agli Stati Membri nel decidere i requisiti di capitale per le banche nazionali potrebbe dare vita ad una concorrenza viziosa tra gli Istituti di credito europei.
Senza considerare che, secondo l’analisi di Uninpresa, i nuovi parametri di capitalizzazione delle banche imposti da Basilea 3 potrebbero causare una perdita per il PIL italiano di 22 miliardi di euro (-1,4%) dovuta alla conseguente flessione del credito.
L’effetto dell’irrigidimento dei criteri di concessione dei finanziamenti alle imprese andrebbe così ad aggiungersi alla già terribile crisi finanziaria internazionale che ha causato una contrazione dei prestiti alle imprese nel mese di marzo pari al -1,6%.
«Con Basilea 3 ci sarà l’ennesimo colpo per i più deboli» ravvisa il presidente di Unimpresa, Paolo Longobardi, che esorta il governo italiano a mantenere una «dura posizione in sede europea affinché le autorità competenti valutino le opportune correzioni a un impianto regolatorio che, al momento, pare in grado di cagionare pericolosissime ripercussioni sulle aziende più piccole».
Le principali perplessità sul testo che definisce le regole per incorporare nella legislazione degli Stati Membri l’accordo di Basilea 3 erano state sollevate dalla Gran Bretagna e dalla Bulgaria e riguardavano i margini di autonomia delle autorità nazionali sul definire più severità per le vigilanze creditizie nazionali.
Francia, Germania, Danimarca e anche Italia si erano opposti, puntando ad un alleggerimento dei requisiti comunitari.