Sono circa 3.700.000 le partite Iva in Italia interessate dagli studi di settore, di queste un terzo (un milione e 200 mila) rischia di non essere congruo e non adeguato con gli studi di settore.
A lanciare l’allarme è la Cgia di Mestre: la percentuale delle partite Iva non in linea con le pretese del fisco sarebbe quindi in aumento, rispetto al 26% del 2007 e alle percentuali degli ultimi 10 anni.
A poco sarebbero dunque valsi i correttivi anticrisi, la recessione pesa troppo sui bilanci delle piccole aziende e gli Studi di settore non sono in grado di tenerne conto nella giusta misura.
In pratica, lo strumento utilizzato dal fisco per rilevare i parametri minimi di reddito dei liberi professionisti, de lavoratori autonomi e delle imprese non restituisce un quadro obiettivo della loro situazione in questo momento di crisi economica.
Una situazione delicata di cui il Governo sembra già aver preso atto, invitando con una circolare gli Uffici delle entrate di valutare caso per caso le aziende che non rientrano nei parametri degli Studi di settore e non procedere automaticamente nei loro confronti.
Giuseppe Bortolussi segretario della CGIA di Mestre ha quindi invitato «tutti coloro che sono vittime della crisi a non adeguarsi a quegli studi di settore che hanno pretese non giustificabili dopo il peggioramento del quadro economico avvenuto nell ‘ ultimo anno».