Energia elettrica: dal 1 gennaio 2012 sono cambiate le accise statali da 0,031 a 0,0121 euro/kWh per utilizzo non domestico) in virtù della riforma sul federalismo fiscale municipale (D. Lgs. n. 23/2011) ed è stata abolita la detrazione sui consumi tra 200.000 kWh/mese e 1.200.000 Kmh/mese per quanto riguardava l’addizionale comunale e provinciale: in questo modo le imprese con consumi medi devono ora pagare molto di più.
Per le medie imprese il provvedimento risulta penalizzante e determina un forte aumento dei costi energetici: si tratta di circa 15mila attività, che rappresentano però una fetta importante della realtà manifatturiera italiana, sottolinea Confindustria.
«Un aggravio allarmante se si considera che già oggi ci troviamo a dover scontare, rispetto ai nostri colleghi esteri, un costo dell’Energia superiore almeno del 30% alla media europea», dichiara Vincenzo Boccia, presidente della Piccola Industria di Confindustria.
Boccia ha poi aggiunto: «una misura che aggiunge ulteriori costi indiretti a carico di alcune aziende va nella direzione opposta alla crescita e all’anticiclicità e desta forte preoccupazione per l’elevato impatto economico che avrà sul sistema industriale e quindi sull’intero Paese».
Massimo Protti, presidente del neonato Coordinamento dei Consorzi Energia di Confindustria, individua nella mancanza di una progressività dell’accisa la principale problematica, che penalizza le imprese già vessate dalla crisi e minimizza lo sforzo finora profuso dai Consorzi per ridurre i costi dell’energia.
Le varie perplessità sono ora all’attenzione del governo Monti, al quale viene anche rammentato che in Italia il costo medio dell’elettricità per i consumatori industriali varia da 0,13 a 0,15 euro per kWh, in Francia è di 0,07 euro.