Le ultime novità sul pagamento del canone Rai hanno fatto infuriare le imprese italiane, in particolare quelle appartenenti a Rete Imprese Italia (Casartigiani, Confartigianato, Cna, Confcommercio, Confesercenti) che lo considerano un «altro assurdo balzello che si abbatte sulle imprese italiane».
La protesta
La protesta è legata alla richiesta di canone Rai per i pc in rete, ossia al pagamento della tassa «sul possesso di qualsiasi dispositivo atto o adattabile a ricevere il segnale tv, inclusi monitor per il computer, videofonini, videoregistratori, iPad, addirittura sistemi di videosorveglianza».
In questo modo, infatti, oltre a coinvolgere strumenti di lavoro come computer e simili, normalmente non finalizzati alla ricezione di programmi televisivi ma a portare avanti la propria attività, si richiederebbe ad un totale di quasi 5 milioni di aziende italiane un versamento complessivo di 980 milioni di euro ( va da un minimo di 200 euro fino a 6.000 euro l’anno per ciascuna impresa).
Tra l’altro, in caso di mancato pagamento dell’ennesimo tributo, sono previsti controlli da parte degli organi di vigilanza e pesanti sanzioni pecuniarie. È assurdo poiché si tassano «strumenti come i computer che gli imprenditori utilizzano per lavorare e non certo per guardare i programmi Rai», spiega Rete Imprese.
Sulla stessa linea di pensiero la Confederazione Italiana degli esercenti commercianti (Cidec): «ormai le imposte ai danni delle imprese non si contano più. Ci mancava solo il canone Rai e adesso siamo davvero al completo». Così ha commentato l’attivazione del “canone speciale” della Rai il presidente nazionale della Cidec, Paolo Esposito.
«Si tratta dell’ennesimo balzello ai danni di chi con già grandi difficoltà cerca di fare impresa in Italia», senza considerare che «in un momento di congiuntura economica così difficile, in cui gli imprenditori vengono vessati da più parti, è impensabile aggiungere l’ennesimo pensante balzello».
Sul tema è stato chiamato a rispondere, da parte di Confartigianato Imprese della Toscana , anche il ministro Passera, al quale viene chiesta un’immediata azione chiarificatrice e benevola nei confronti delle imprese italiane in crisi.
Cosa dice la legge
Ma cosa è successo tutto a un tratto perchè la Rai decidesse di inviare alle aziende la richiesta del canone? A spiegarlo è stato, tra gli altri, Davide Caparini, responsabile della comunicazione per la Lega Nord e presidente della commissione per le Questioni regionali.
«La Rai, facendo leva sul nuovo obbligo per le imprese introdotto dall’art. 17 del decreto Salva Italia si sostituisce al legislatore nel tradurre in regola concreta una norma che, per quanto astrusa, evidentemente non ha come scopo quello di obbligare al pagamento del canone chi utilizza personal computer come strumento di lavoro e, a volte, addirittura per effetto di norme che obbligano l’impresa a dotarsene» .
In pratica, nel Decreto Salva Italia si obbligano tutte le imprese ad indicare nel modello UNICO il numero di abbonamento, nonché la categoria di appartenenza, per poter applicare la tariffa corretta.
Questo perchè il canone non lo pagano solo le famiglie (canone ordinario) ma anche chi detiene uno o più apparecchi radiofonici o televisivi in locali aperti al pubblico (canone speciale): sarebbe questo il caso delle aziende, a cui però è chiesto di pagare anche per pc e affini!
Non resta che attendere l’esito della interrogazione parlamentare ai ministeri dello Sviluppo Economico e dell’Economia presentata dai senatori radicali Donatella Poretti e Marco Perduca.