La riforma delle pensioni – ed in particolare riguardo l’adeguamento degli assegni in relazione al costo della vita – potrebbe subire delle variazioni rispetto al testo della manovra finanziaria (Decreto Legge 6 dicembre 2011 n. 201: Disposizioni urgenti per la crescita, l’equità e il consolidamento dei conti pubblici, in G.U. n. 284 del 6 dicembre 2011).
Il Governo Monti ed il ministro Elsa Fornero dovranno rimettere mano ad alcuni dei nodi della riforma del sistema del sistema pensionistico, dopo che la Commissione Lavoro della Camera ha dato parere favorevole al Decreto Salva-Italia mentre sulla riforma delle pensioni ha chiesto di garantire l’indicizzazione delle pensioni minimi e anche sulle pensioni fino a tre volte il minimo, ossia fino a 1.400 euro.
Non solo: tra i ritocchi previsti alla manovra finanziaria c’è anche l’esenzione IMU sulla prima casa con un tetto superiore ai 200 euro e, inoltre, quote graduate per chi andrà in pensione con sei anni di ritardo rispetto a quanto avrebbero potuto fare con il sistema precedente.
Secondo la roadmap, il nuovo testo va in Commissione entro domenica, con voto alla Camera per giovedì 15 dicembre e, poiché è prevista quasi sicuramente la richiesta di fiducia, si ipotizza l’approvazione definitiva in Senato entro il 23 dicembre.
Blocco indicizzazioni: nuova perequazione
Nello specifico, in relazione alla perequazione automatica dei trattamenti pensionistici di cui all’articolo 24, comma 25 dovrà essere valutata «la possibilità di garantire una forma di copertura rispetto all’andamento del costo della vita anche ai trattamenti compresi tra due e tre volte il minimo».
Probabilmente la copertura deriverebbe da un maggiore contributo di solidarietà per i pensionati che percepiscono mensilità più elevate, oppure tramite l’introduzione di un contributo di solidarietà sulle cosiddette “baby pensioni“.
Sindacati in sciopero
In ogni caso i sindacati rimangono sul piede di guerra e proclamano insieme (Cgil, Cisl, Uil) tre ore di sciopero per lunedì 12. «La manovra economica – affermano i sindacati – incide soprattutto “sui lavoratori dipendenti e pensionati” , rendendo ancora meno rosee le prospettive di sviluppo del Paese».
Ecco le richieste:
- niente blocco delle indicizzazioni;
- gradualità per il passaggio al sistema contributivo pro rata;
- requisito contributivo a 41 anni e 1 mese per tutti;
- niente penalizzazioni del 2% per i prepensionamenti;
- niente correlazione tra requisito contributivo e aspettativa di vita;
- maggiore gradualità per le pensioni di vecchiaia delle donne;
- salvare i tre anni di anticipo sui requisiti di accesso al pensionamento per i lavori usuranti;
- aumento dell’aliquota di contribuzione di lavoratori autonomi, commercianti ed artigiani iscritti alle gestioni Inps e per coltivatori diretti, coloni e mezzadri al 4%.