Tratto dallo speciale:

Riforma pensioni Fornero: le possibili modifiche

di Anna Fabi

Pubblicato 7 Dicembre 2011
Aggiornato 11 Giugno 2012 09:00

logo PMI+ logo PMI+
La riforma delle pensioni Fornero potrebbe subire delle modifiche al testo, in seguito alle aspre polemiche delle parti sociali: vediamole una per una.

Dopo l’audizione alla Camera del Ministro del Lavoro, Elsa Fornero, che ha illustrato la nuova riforma delle pensioni, si è accesso un aspro dibattito che ha coinvolto mondo della politica, parti sociali e imprese.

Senza contare il grave malcontento dei lavoratori contribuenti, che si sentono beffati da una manovra finanziaria regressiva che penalizza i consumi anziché le rendite, salvando i più ricchi a scapito dei piccoli.

Le nuove regole non si applicano a chi raggiunge i requisiti (età e contributi) entro dicembre 2011 mese. Per tutti gli altri, dal 2012, si adotterà il contributivo pro rata (a partire dalla contribuzione versata dopo il 31 dicembre 2011) con abolizione delle finestre di uscita (i 12 mesi di attesa) e delle quote, con un blocco di due anni degli adeguamenti all’inflazione (indicizzazioni) tranne per i trattamenti pensionistici inferiori a 936 euro al mese. Allo stesso tempo, su alcuni temi particolarmente caldi i giochi sembrano ancora aperti, per quanto non ci sia molto da sperare. Vediamo uno per uno le misure che potrebbero essere riviste, seppure in minima parte.

Pensioni di anzianità

L’età pensionabile salirà per le donne a 63 anni e 6 mesi nel 2014 (per le lavoratrici autonome si aggiungono altri sei mesi), 65 anni nel 2016 e 66 dal 2018. In questo senso, dal 2018 sembra quasi certo l’addio alle pensione di anzianità, almeno secondo le anticipazioni che aveva fornito la stessa Fornero: «dal 2018 non dovrebbe più essere possibile andare in pensione anticipata rispetto all’età di vecchiaia».

L’abolizione delle pensioni di anzianità, ha tuttavia specificato il ministro Fornero, non è norma di legge ma una naturale evoluzione delle misure adottate: «Se mi chiedete se il 2018 è l’ultimo anno per le pensioni di anzianità, la risposta è no, però tendenzialmente questi trattamenti vanno a morire perché con il contributivo conterà, con 20 anni di contribuzione, solo l’età minima di accesso alla pensione».

La riforma previdenziale prevede che le pensioni di anzianità non siano piè erogabili con il meccanismo delle quote (età anagrafica e contributiva), ma con un unica finestra: 42anni e 1 mese per gli uomini, 41 anni e 1 mese per le donne.

Per ottenere un’indennità piena è necessario avere almeno a 66 anni per gli uomini e a 62 per le donne, altrimenti ci saranno penalizzazioni del 2% l’anno.

Pensioni anticipate

Le dichiarazioni del ministro del Lavoro chiariscono anche un altro punto delicato, ossia i prepensionamenti: «non c’è alcuna norma di legge che dica che scompaiono le pensioni anticipate», ha spiegato il ministro Fornero.

Blocco indicizzazioni

Anche sul blocco parziale delle perequazioni (adeguamento all’inflazione) – che al momento impatta sui trattamenti pensionistici di due volte superiori il minimo – il ministro sembra aperta ad un piccolo dietro front, purché vengano rispettati i saldi previsti della manovra.

«Sarei felice se si trovasse una soluzione», ha detto il ministro. Dunque, una porticina aperta che, tuttavia, potrebbe essere solo uno specchietto per le allodole considerato il rigore delle misure e la complessità dell’obiettivo.

Il blocco dell’indicizzazione delle pensioni coinvolge per un arco temporale di due anni il 76,5% dei pensionati (per 3,8 miliardi di euro che rimarranno nelle casse dello stato nel 2012); per Elsa Fornero è un «boccone amaro» che però nasce come «riflesso della difficoltà economica» e non può essere imputato direttamente alla riforma delle pensioni.

Ammortizzatori

In tema di riordino degli ammortizzatori, è previsto un meccanismo tale che «nessuno venga lasciato fuori».
Le risorse ancora non ci sono ma presto arriveranno: «c’è già una sorta di gentlemen’s agreement».