La manovra finanziaria del Governo Monti è stata firmata ieri dal presidente della Repubblica Giorgio Napolitano: 49 articoli e 156 pagine che contengono disposizioni urgenti per la crescita, l’equità ed il consolidamento dei conti pubblici.
Ora la manovra finanziaria è attesa per la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale. Diventeranno quindi operative da subito le disposizioni come le nuove tasse (ICI e beni di lusso), l’aumentoIVA, quello delle accise sui carburanti, oltre alla riforma delle pensioni.
Ma le misure non piacciono: i sindacati sono in mobilitazione e gli imprenditori chiedono modifiche al testo.
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Testo blindato e iter del decreto
Il testo della manovra finanziaria è arrivato in Parlamento «blindato nelle cifre», ma non è esclusa la possibilità di qualche modifica. Di sicuro si procederà in maniera spedita, con il testo licenziato alla Camera per il 15 dicembre, per poi passare all’esame di Palazzo Madama ed essere approvato entro il 23 dicembre. In entrambi i casi potrebbe arrivare un voto di fiducia come suggerito dal premiér uscente Silvio Berlusconi e dal segretario dell’Udc Pier Ferdinando Casini.
Sindacati: manca l’equità sociale
Stavolta però il confronto con le parti sociali ci sarà e a Montecitorio il calendario delle audizioni, per esaminare il decreto e valutare eventualmente alcune modifiche, è già stato definito: oggi sono attese Rete imprese Italia, Cgil, Cisl, Uil, Ugl, l’Istat e Confindustria.
Intanto però dopo l’ufficializzazione dei provvedimenti contenuti nella manovra finanziaria, le reazioni non si sono fatte attendere e i sindacati, che lamentano la mancata equità sociale della manovra, si stanno organizzando per scendere in piazza: la Cgil Vicenza ha annunciato uno sciopero generale di 4 ore lunedì 12; lo stesso giorno è prevista una mobilitazione di Cisl e Uil di due ore.
La voce degli imprenditori
Gli imprenditori che fanno capo a Rete Imprese Italia (Casartigiani, Cna, Confartigianato, Confcommercio e Confesercenti) fanno invece sapere che non intendono «sottrarsi alle azioni necessarie per consentire il risanamento dei conti pubblici» ma per valutare l’efficacia degli interventi è necessario misurarla sulle «capacità di rilancio della nostra economia», perché «il riequilibrio dei saldi di finanza pubblica non può essere raggiunto se prevalgono gli effetti depressivi su redditi e consumi rispetto ai tagli alla spesa».
La «sterilizzazione dell’indicizzazione delle pensioni e all’aumento dell’IVA», messi di fronte ad «interventi sui costi della politica e sul funzionamento della macchina pubblica ben al di sotto delle aspettative» preoccupano le imprese e anche il potenziamento del fondo centrale di garanzia dovrebbe essere «orientato in misura maggiore a favore dell’impresa diffusa e delle imprese di minore dimensione».
La speranza diffusa è che nel passaggio alle Camere vengano apportate «le opportune correzioni nella direzione di una maggiore equità nel prelievo, incidendo maggiormente sulle grandi rendite e rafforzando la tassazione dei capitali scudati, accrescendo il controllo della spesa senza intaccare i saldi complessivi, favorendo le condizioni per la ripresa e assicurando il necessario sviluppo al Paese».
Le reazioni della politica
Da parte del mondo della politica, tra i primi commenti è arrivato quello di Silvio Berlusconi, il quale ha dichiarato non solo che non farà mancare il proprio supporto a Mario Monti, ma che non reggerebbe altrimenti.
La Lega Nord si dimostra sempre meno convinta del nuovo Governo e per voce del suo leader Umberto Bossi etichetta questa manovra finanziaria come «da buttare» e aggiunge «ci sarebbe bisogno di creare posti di lavoro, ma Monti non lo sa fare. Questo governo non ne è capace».
Una manovra finanziaria che non piace neanche al Pd e più in particolare la riforma delle pensioni: «condividiamo la filosofia della riforma del piano pensionistico. Però l’approccio a questa riforma deve essere meno duro. Noi abbiamo a cuore uno che è andato a lavorare quindici anni e che ha un salario e una pensione bassi, non gli si può chiedere di sopportare decurtazioni oltre un certo limite» ha dichiarato il segretario generale Pierluigi Bersani.
Sulla stessa linea di pensiero Antonio Di Pietro il quale rivela che l’Italia dei Valori non voterà il provvedimento: «non bisogna essere degli scienziati di economia per capire che si tratta di una manovra quasi per intero sulle spalle del ceto medio-basso e dei pensionati».