Il rapporto annuale dell’Ocse di valutazione sugli andamenti della pressione fiscale nei principali paesi industrializzati delineano uno scenario sorprendente, almeno per le aspettative nutrite.
I risultati, presentati a Parigi, parlano di un Italia che si attesta al sesto posto tra i paesi sottoposti a maggiore pressione fiscale, vicini ai valori economici dei Paesi scandinavi, ma con differente qualità e quantità di servizi offerti.
Il guadagno di una nuova posizione, rispetto alla precedente settima piazza, è in controtendenza con molti trend registrati in altri paesi. Con riferimento ai dati dello scorso anno, l’incidenza sul Pil del gettito fiscale medio dei Paesi Ocse non ha avuto sostanziali incrementi, generando un calo in oltre dieci paesi.
Al contrario, l’Italia ha visto salire la quota delle tasse sul Pil di un valore pari al 1,2% e con un incremento superato solo da un esiguo numero di paesi come l’Ungheria (2,2%) e la Corea (1,9%).
Per completare il quadro si evidenzia che a guidare la classifica è la Danimarca, con un’incidenza delle tasse sul Pil pari al 48,9% seguita dalla Svezia (48,2) e dal Belgio (44,4). Fanalini di coda si presentano paesi storicamente molto distanti tra loro ed in particolare il Messico (20,5), la Turchia (23,7), gli Usa (28,3) e la Svizzera (29,7).