In questi tempi di crisi, crescono le preoccupazioni legate al TFR e ai fondi pensione, sia tra i datori di lavoro che tra i dipendenti. Cosa accade, infatti, se l’azienda non è in grado di versare con regolarità i contributi ai fondi di previdenza?
Per la previdenza complementare non si può contare su un fondo di tutela come quello previsto per i depositi bancari, che provveda pagando direttamente il lavoratore al posto del fondo pensione.
Vengono però incontro ai lavoratori alcuni “paracadute” di sistema. Infatti, nel caso sopracitato il lavoratore può rivolgersi al fondo di garanzia previsto dal D.L. n. 80/1992, che ottempera alla liquidazione dei crediti di lavoro (diversi dal trattamento di fine rapporto), a carico della Gestione prestazioni temporanee ai lavoratori dipendenti.
I dipendenti possono così ottenere l’integrazione dei contributi omessi e quindi raggiungere il diritto alla pensione.
Il datore di lavoro deve quindi essere sottoposto a una delle procedure concorsuali quali il fallimento concordato preventivo, la liquidazione coatta amministrativa, l’amministrazione straordinaria e il credito che si può insinuare nel passivo relativo al risarcimento del danno conseguente all’evasione.
Il fondo pensione titolare del diritto alla contribuzione ha il diritto di agire in giudizio: i fondi di previdenza complementare possono richiedere che il datore di lavoro versi la quota di contribuzione e di TFR omessa.