Il domicilio digitale è, in parole semplici, una casella di posta elettronica attraverso la quale il cittadino dialoga con l’Amministrazione ricevendo documenti e notifiche che ora arrivano per posta tradizionale (multe, atti fiscali, cartelle esattoriali): il correttivo al Codice dell’Amministrazione Digitale (Dlgs 82/2005) approvato in via preliminare in CdM l’8 settembre, modifica la normativa in vigore facendolo decollare prima del completamento dell’Anagrafe unica della popolazione residente.
Appena la legge sarà approvata in via definitiva, tutti i cittadini potranno dotarsi di un domicilio digitale (per il momento, l’obbligo è limitato a professionisti e Partite IVA).
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Elenco indirizzi
Il domicilio digitale può essere rappresentato da una PEC (Casella di posta elettronica certificata) oppure da un altro indirizzo email che abbia le caratteristiche di sicurezza previste dalle normative UE. L’AgID, Agenzia per l’Italia Digitale, li raccoglierà in un apposito indice pubblicandoli su un portale ad hoc, al quale si potrà accedere attraverso credenziali (SPID, CNS e via dicendo).
Soggetti coinvolti
Il cittadino che sceglie di dotarsi di un domicilio digitale riceverà a questo indirizzo documenti della PA, notifiche, le comunicazioni delle diverse authority (anche indipendenti) e dei gestori di servizi pubblici. Una semplificazione che, in base alle stime del Governo, comporta risparmi pari ad almeno 250 milioni all’anno (meno carta, spese postali, spese di notifica, produzioni e gestione dei documenti cartacei).
Entrata in vigore
Il correttivo al CAD è stato approvato in via preliminare e l’iter è quello dei dlgs attuativi di legge delega, per cui ora dovrà passare in Parlamento per il necessario parere delle commissioni, per poi tornare in CdM per il via libero definitivo. Nel momento in cui sarà approvato, partirà la prima fase delle semplificazione del domicilio digitale, con la realizzazione del portale.