Continua presso la Commissione Lavoro del Senato l’esame della Commissione Lavoro del Senato di tre Ddl in materia di caregivers familiari – S. 2048 Pagano, S. 2128 Bignami e S. 2266 sostenuto dal Partito Democratico – volti ad introdurre nel nostro ordinamento la figura del caregiver informale, con l’attribuzione di specifiche agevolazioni in materia fiscale, previdenziale e giuslavoristica.
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Con il termine caregiver informale si intende una persona, solitamente un familiare o un amico, che assiste congiunti disabili e/o malati, a titolo gratuito e volontario, diversamente dal caregiver formale che è rappresentato da tutte quelle persone che assistono il malato dietro il pagamento di un compenso (si pensi al classico esempio delle badanti).
Sono numerose le persone in Italia che generosamente sacrificano parte della propria vita privata e lavorativa per assistere familiari anziani, malati o disabili, senza che lo Stato riconosca loro alcun “merito” per il “lavoro” svolto.
Ora però le cose nel nostro ordinamento stanno cambiando e la Commissione Lavoro del Senato sta lavorando per arrivare ad un testo base che sintetizzi le proposte contenute nei tre disegni di legge, che vanno dal garantire detrazioni fiscali aggiuntive rispetto a quelle previste dalla legge, ai rimborsi INPS per gli incapienti o non titolari di reddito, alla possibilità di richiedere il part-time, fino ad arrivare all’equiparazione dei caregiver ai lavoratori domestici dal punto di vista della copertura di contributi figurativi a carico dello Stato, a prevedere misure di conciliazione tra attività lavorativa e attività di cura e di assistenza e all’avvio di specifiche campagne di sensibilizzazione.
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Il presidente della Commissione Lavoro al Senato, Maurizio Sacconi, con riferimento all’iter del Ddl ha dichiarato:
“Le varie modalità di sostegno comporteranno nuovi, ancorché limitati, oneri di finanza pubblica che saranno tuttavia ampiamente compensati dalla minore spesa per l’utilizzo delle strutture sanitarie o socio-sanitarie. Una persona trattata amorevolmente a domicilio può costare da sette a dieci volte meno di un ricovero ospedaliero, che comporta peraltro il frequente abbandono a sé stesso dell’assistito nel nome della comprensibile prioritaria attenzione ai malati acuti.Confidiamo di poter vincere la corsa contro il tempo di durata della legislatura perché appare esservi un largo, se non unanime, consenso nei gruppi parlamentari”.