Prenotazioni e pagamenti solo attraverso la piattaforma digitale, tetto di 500 coperti l’anno e 5mila euro di entrate, obbligo di assicurazione per i cuochi: sono alcune delle norme contenute nella legge approvata alla Camera sugli home restaurant, prima regolamentazione su questa forma di sharing economy. Si tratta di un’attività di ristorazione che viene svolta in abitazioni private, saltuariamente, ed è promossa online.
La definizione di legge: attività di ristorazione esercitata da persone fisiche in abitazioni private,
«per il tramite di piattaforme digitali che mettono in contatto gli utenti anche a titolo gratuito, e con preparazione dei pasti all’interno delle strutture medesime». Obiettivo: «valorizzare e di favorire la cultura del cibo tradizionale e la cultura del prodotto tipico e del territorio».
=> Come aprire un home restaurant
Molto in sintesi, l’attività di home restaurant è occasionale, viene esercitata in abitazioni private attraverso annunci su piattaforme digitali. L’attività è saltuaria: non si possono superare i 500 coperti e i 5mila euro di introiti l’anno.
Ci sono una serie di obblighi precisi per la promozione attraverso le piattaforme: l’evento deve essere inserito almeno trenta minuti prima dell’inizio, la piattaforma conserva memoria delle prenotazioni, e delle eventuali cancellazioni, il pagamento avviene esclusivamente online (quindi, non si può prenotare telefonicamente e poi pagare in contanti). Il cuoco deve essere assicurato contro i rischi derivante dall’attività, l’immobile in cui si svolge l’evento è coperto da assicurazione per la responsabilità civile verso terzi. Gli immobili devono possedere caratteristiche di abitabilità e igiene, l’attività non comporta modifica della destinazione d’uso. E’ vietato esercitare attività di home restaurant in immobili nei quali si svolgono altre tipologie di attività turistico ricettive, come i bed and breakfast.
Il mancato rispetto delle regole comporta il divieto di prosecuzione dell’attività.
Il testo della legge, approvato alla Camera il 17 gennaio, passa ora al Senato. Nel frattempo, il dibattito si accende. Critiche da Confedilizia, per le troppe
«limitazioni, divieti, vincoli, restrizioni rispetto a un modo con il quale alcuni italiani tentano di darsi da fare per migliorare la propria condizione, nello stesso tempo contribuendo a muovere un’economia asfittica come la nostra».
Secondo Gianbattista Scivoletto, fondatore di homerestaurant.com, l’obbligo di accettare prenotazioni esclusivamente tramite piattaforme digitali «impedirà l’85% delle aperture».
Positivo il commento di Marcello Fiore, Fipe (federazione italiana pubblici esercizi), favorevole:
«all’impegno da parte delle istituzioni a far rispettare le norme a garanzia della salute pubblica, dei diritti dei lavoratori e della trasparenza, mettendo fine, inoltre, ad un’evasione fiscale e contributiva pressoché totale».