Il Governo ha posto la fiducia sulla Legge di Bilancio 2017, approvata dall’aula del Senato senza modifiche rispetto al testo uscito dalla Camera nel primo pomeriggio del 7 dicembre, in una giornata politica impegnativa che ha visto anche le dimissioni del premier Matteo Renzi (che erano già state presentate al Quirinale dopo la debacle al referendum, e congelate da Mattarella per consentire l’approvazione della manovra), e la direzione del PD.
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Nel frattempo, prosegue il dibattito sul “dopo” Renzi, concentrato su due temi: il prossimo Governo e la data delle elezioni. Sembra scongiurata l’ipotesi di un voto a febbraio, si parla ora di una data fra marzo e aprile o comunque che consenta di approvare prima del voto una legge elettorale omogenea fra Camera e Senato. La Corte Costituzionale, che deve decidere sulla legittimità dell’Italicum (la legge elettorale per la Camera), annuncia la sentenza per il 24 gennaio.
Vediamo tutto.
I lavori sulla Legge di Stabilità al Senato: la commissione Bilancio nella nottata fra martedì e mercoledì ha deciso di non votare gli emendamenti, limitandosi ad accogliere gli ordini del giorno come raccomandazioni al futuro governo. In mattinata, il ministro dei Rapporti con il Parlamento, Maria Elena Boschi, ha posto la questione di fiducia sul testo della manovra, approvata con 173 voti favorevoli e 108 contrari. Il testo finale è quindi quello già approvato dalla Camera. L’approvazione della manovra è di fatto l’ultimo atto del governo Renzi, il quale nel pomeriggio di mercoledì 7 dicembre è tornato al Quirinale a presentare le dimissioni. Consultazioni del capo dello Stato al via da giovedì 8 dicembre.
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Palla alla politica, dunque. La linea del premier, espressa alla direzione del PD del pomeriggio del 7 dicembre: elezioni subito dopo la sentenza della Corte Costituzionale, oppure governo di responsabilità nazionale. La posizione delle altre forze politiche resta quella espressa negli ultimi giorni: Movimento 5 Stelle e Lega Nord sono per il voto subito, Forza Italia vuole prima approvare la nuova elegge elettorale. L’ipotesi ventilata di elezioni a febbraio, intanto, si scontra con lo scoglio rappresentato dalla legge elettorale.
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Al momento, lo ricordiamo, ci sono due diverse leggi elettorali in vigore per Camera e Senato, rispettivamente Italicum e Consultellum. Sulla legittimità dell’Italicum si attende un pronunciamento della Corte Costituzionale, previsto per il 24 gennaio. Alle critiche sui tempi lunghi di questa decisione, (vista la situazione, anticiparli non era possibile?), la Consulta risponde con una nota spiegando che «la scelta di una data anteriore avrebbe privato le parti dei termini dei quali dispongono per legge, allo scopo di costituirsi in giudizio e presentare memorie». Comunque sia, sembra improbabile che si sciolgano le Camere prima di conoscere la decisione della Consulta sull’Italicum.