Il risultato referendario, immediatamente seguito dalla crisi di Governo, imprime un’accelerazione al cammino della Legge di Stabilità: approvazione lampo in Senato prevista per domani, martedì 7 dicembre. Il punto è il seguente: il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha chiesto al premier Matteo Renzi – salito al Colle per presentare le dimissioni lunedì 5 dicembre – di restare in carica per portare a termine la manovra (che è approvata alla Camera ma deve ancora passare dal Senato). La conferenza dei capigruppo a Palazzo Madama, martedì 5 dicembre, ha deciso di far approvare la manovra direttamente dall’aula, saltando l’iter in commissione, mettendo ai voti il testo uscito dalla Camera. Con ogni probabilità, sarà posta la questione di fiducia (una fiducia tecnica, visto che il Governo è praticamente dimissionario). Quella di domani sarà quindi una seduta dell’aula del Senato a ritmi serratissimi, e in serata la Legge di Stabilità sarà legge.
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Legge di Bilancio
Per quanto riguarda la posizione delle diverse forsze politiche, il Movimento 5 Stelle è disponibile a un’approvazione rapida mentre registrano malumori Forza Italia e Lega Nord, che vorrebbero intervenire su alcuni capitoli della manovra (non sui capisaldi). Comunque sia, in vista c’è un’approvazione sprint della Legge di Bilancio 2017, e le eventuali modifiche (che però, se la fiducia sarà posta sul testo uscito dalla Camera, non passeranno) non dovrebbero a questo punto toccare i capitoli fondamentali: Riforma pensioni, tasse e incentivi imprese, piano Industria 4.0, partite IVA.
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Nuove elezioni
A questo punto, Renzi ritornerà al Quirinale per formalizzare le dimissioni. Nel frattempo, il dibattito politico è concentrato sul tema: quando si vota? Perché alle istanze per un voto in tempi rapidi nel 2017 di Lega Nord e Movimento 5 Stelle, che hanno fretta di capitalizzare in termini politici il risultato referendario, si aggiunge anche lo stesso presidente del Consiglio, che è anche segretario del PD. Addirittura, si parla di voto nel febbraio 2017.
Per riassumere: approvazione lampo della Legge di Stabilità, elezioni nel giro di pochi mesi. Lo scenario del voto a febbraio si scontra però con due ostacoli: Mattarella sarebbe favorevole a una ricomposizione parlamentare della crisi che consentisse una soluzione morbida, magari con voto in primavera o in autunno. Anche perché c’è la questione della legge elettorale.
Al momento, la legge elettorale per la Camera è l’Italicum, su cui però si attende un pronunciamento della Corte Costituzionale, che potrebbe decretarne l’illegittimità. Prima di gennaio, non ci sarà la sentenza della Consulta e difficilmente Mattarella esprimerà consenso a sciogliere le Camere con il rischio di vedere subito dopo bocciata la legge elettorale. Per il Senato, invece, la legge in vigore è il Consultellum, un proporzionale con soglie di sbarramento per coalizioni e partiti.
Lega e M5S sono disposti a votare senza rivedere la legge elettorale, accettando quella che sarà la soluzione della Corte Costituzionale. Ma si pongono problemi non da poco, visto che non è certo che il dispositivo, quale che sarà, potrà essere immediatamente operativo. In caso contrario, sarebbe necessario un intervento del parlamento.
La novità delle ultime ore è che anche i renziani sono favorevoli a votare in tempi brevi, sulla base del ragionamento che una legislatura che si trascini troppo a lungo dopo la debacle referendaria, a guida PD, indebolisca eccessivamente il partito in vista delle urne. Come si vede, crisi di governo complessa, con ritmi veloci: la parola al capo dello Stato.