Fine delle penalizzazioni per i lavoratori che vanno in pensione anticipata prima dei 62 anni: si tratta del taglio sull’assegno previdenziale introdotto dalla Riforma Fornero di fine 2011, che però era stato congelato dalla Legge di Stabilità 2015 fino al 2018 e che ora viene definitivamente eliminato. La decurtazione era pari all’1% per ogni anno di anticipo prima dei 62 anni, e saliva al 2% per ulteriori anni di anticipo rispetto ai 60 anni. La manovra 2015 (legge 190/2014), aveva eliminato il taglio per le pensioni con decorrenza fra il primo gennaio 2015 e il 31 dicembre 2016 e per quelle che, pur con decorrenza successiva, prevedessero la maturazione del requisito contributivo per la pensione anticipata entro la fine del 2017.
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In mancanza di ulteriori provvedimenti, quindi, dal gennaio 2018 sarebbe stata ripristinata la norma originaria per i pensionati con meno di 42 anni e dieci mesi di contributi (o 41 anni e dieci mesi per le donne). Il comma 194 dell’articolo 1 della Legge di Bilancio risolve definitivamente il problema, stabilendo che:
con effetto sui trattamenti pensionistici decorrenti dal 1º gennaio 2018, le disposizioni di cui all’articolo 24, comma 10, terzo e quarto periodo, del decreto-legge 6 dicembre 2011, n. 201, convertito, con modificazioni, dalla legge 22 dicembre 2011, n. 214, in materia di riduzione percentuale dei trattamenti pensionistici, non trovano applicazione.
Viene così recepito uno degli elementi che erano stati alla base dell‘accordo governo sindacati sulla riforma Pensioni siglato nel settembre scorso.
=> Riforma Pensioni, l’accordo governo sindacati
La possibilità di andare in pensione anticipata prima dei 62 anni è riconosciuta, senza penalizzazioni, anche in presenza del requisito contributivo pari a 41 anni, introdotto dalla Legge di Bilancio 2017 in corso di approvazione, riservato ai lavoratori precoci.