L’ha annunciato lo stesso premier, Matteo Renzi, la settimana scorsa, e ora la lettera della commissione UE con i rilievi alla Legge di Bilancio italiana sta per essere inoltrata: il deficit al 2,3% è fuori dalle regole del Patto di Stabilità, che anzi prevedevano una riduzione. L’Italia, come è noto, ha chiesto uno 0,4% di flessibilità in più per far fronte alle emergenze terremoto e migranti. Nel mirino di Bruxelles, anche una serie di coperture, garantite da misure definite “una tantum”, quindi poco adatte a risolvere nodi strutturali. Nessuna preoccupazione da parte del governo, Renzi si limita a dire che le missive di Bruxelles rappresentano un «dialogo fisiologico». Più duro il commento del ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan: «L’Europa deve scegliere da che parte stare. Può accettare il fatto che il nostro deficit passi dal 2 al 2,3% del Pil per far fronte all’emergenza terremoto e a quella dei migranti. Oppure scegliere la strada ungherese, quella che ai migranti oppone i muri, e che va rigettata. Ma così sarebbe l’inizio della fine».
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Le lettera di Bruxelles arriva nell’ambito della consueta procedura di approvazione dei bilanci degli stati membri. La commissione, in estrema sintesi, esprime il proprio parere sui bilanci dei paesi comunitari entro il 30 novembre, ma nel caso in cui abbia rilievi avverte i paesi entro due settimane dal ricevimento dei documenti. Le lettere relative alle manovre economiche 2017 riguardano, oltre all’Italia, anche Belgio, Spagna, Portogallo, Estonia, e non si esclude che arrivino anche a Francia e Olanda.
Il Governo, comunque, non sembra intenzionato a mollare: «non è decisivo lo 0,1% sul deficit», spiega Renzi, il «vero elemento di discussione con l’UE è il bilancio europeo dei prossimi anni». E ancora: «l’Italia dà 20 miliardi di euro all’Ue, noi diciamo: almeno possiamo iniziare a far sì che quelli che prendono soldi prendono anche i migranti?».
Le perplessità di Bruxelles riguarderebbero in particolare alcune misure del piano antisismico, considerate strutturali e non emergenziali, e viceversa sul fronte delle entrate per le troppe misure una tantum, quindi con impatto di breve periodo. Getta acqua sul fuoco anche il presidente di Confindustria, Vincenzo Boccia: «vediamo quando arriva la lettera, parliamo di piccoli decimali, non mi pare ci siano grandi preoccupazioni a livello di governo», spiega.