Una semplificazione del sistema che passa attraverso una riduzione delle aliquote e una sorta di flat tax per il ceto medio, con un prelievo al 27% per chi guadagna da 15mila a 75mila euro: sono le ipotesi allo studio del Governo per il taglio IRPEF, che comunque non scatterà prima del 2018. Le anticipazioni sono del viceministro all’Economia, Enrico Zanetti, che ribadisce il piano di progressiva riduzione fiscale più volte annunciato da Palazzo Chigi, iniziato con il bonus di 80 euro in busta paga nel 2014-2015 e che terminerà con i tagli alle tasse previsti per il 2017-2018. L’anno prossimo l’IRES per le imprese, che scenderà di 3,5 punti, al 24%. Poi, nel 2018, l’ultimo passaggio, con «un intervento sull’IRPEF non dispersivo, ma mirato, da attuare con la stessa filosofia degli 80 euro e delle tasse sulla casa: un provvedimento semplice, facile da comprendere, che dia una percezione chiara della riduzione del prelievo».
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Il Governo sta pensando a un meccanismo che prevede il passaggio da 5 a 3 aliquote, con un’unica aliquota al 27% tra i 15mila e 75mila euro di reddito. In questo modo, si concentrano i vantaggi del taglio IRPEF sui redditi che oggi subiscono invece il più consistente prelievo: a quota 28mila euro scatta già l’aliquota marginale al 38%». Zanetti sottolinea che con l’aliquota al 27% fino a 75mila euro, un contribuente con un reddito di 40mila euro avrebbe una riduzione dell’imposta di 1.320 euro, chi guadagna 50mila risparmia 2.430 euro di tasse, con 60mila euro di reddito il taglio fiscale è pari a 3mila 500 euro.
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«Non è solo una questione di giustizia: questa fascia di reddito è anche quella più portata a trasformare la maggiore disponibilità in spesa aggiuntiva. E’ anche una scelta precisa di politica economica». Nessuna anticipazione, invece, sulle detrazioni: Zanetti non esclude che ci sarà un’opera di riordino, e annuncia che si ragiona in particolare «sulle detrazioni per carichi familiari, per cercare di affrontare le conseguenze di un buco di 30 anni sulla natalità che penalizza l’andamento dell’economia». In tutto, il taglio IRPEF costa dai 9 ai 12 miliardi, in linea con le risorse stanziate per l’aumento di 80 euro in busta paga.