Ho ricevuto notifica di accertamento fiscale da parte dell’ufficio Entrate, con la richiesta di pagare ben 25.000.00 euro per aver venduto un bilocale prima dei cinque anni: ho cercato di spiegare più volte che, anche lasciando la residenza altrove, in quell’appartamento ho abitato fino all’ultimo con tanto di prove e contratto di lavoro, ma non hanno voluto sentir ragioni. Mi sono rivolta anche al Codacons ma senza successo. Mi potete dare un consiglio concreto?
Quando si vende un immobile, tale transazione va a generare un reddito cosiddetto “diverso”, che deve essere tassato insieme agli altri introiti del contribuente. Il Fisco, però, prevede la possibilità di sostituire tale tassazione con un’imposta sostitutiva stabilita al 20% a patto che si rispettino alcuni requisiti regolamentati dall’art. 67 del TUIR.
Nel caso di specie, si presume che alla stipula dell’atto notarile di compravendita il notaio abbia riconosciuto la possibilità di beneficiare dei requisiti prima casa stabilendo che l’acquirente avesse trasferito la propria residenza anagrafica entro un dato termine.
Si ricorda che, per abitazione principale, si intende quella nella quale il contribuente dimora abitualmente, riuscendo a mantenere i vantaggi riconosciuti solo per i periodi di imposta in cui questa è tale (art. 15 TUIR).
Altro requisito necessario per mantenere i benefici prima casa è che, se si rivende l’immobile prima dei cinque anni, si deve riacquistarne un’altro da adibire sempre ad abitazione principale entro un anno dalla vendita del primo.
Per il quesito specifico si ritiene che, già il primo requisito, cioè trasferire la propria residenza all’indirizzo dell’immobile e secondo i termini previsti, non sia stato purtroppo rispettato e, sembra di capire, che nemmeno il secondo sia stato onorato. Purtroppo non è quindi sufficiente dimostrare la dimora abituale nell’immobile per godere dell’agevolazione e quindi non sottostare al recupero fiscale imposto.
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Chiedi all'espertoRisposta di Greta Rosatelli