Secondo la sentenza della Cassazione emessa in data 7-5-2024 (la n. 12395) anche i cointratti di locazione in cui il conduttore sia una impresa che usa l’immobile come alloggio per dipendenti è possibile beneficiare della cedolare secca. Ho però riscontrato che l’Agenzia delle Entrate si rifiuta di procedere alla registrazione del contratto in cedolare secca. Cosa fare?
La sentenza della Corte di Cassazione n. 12395 del 7 maggio 2024 ha esteso la possibilità di applicare la cedolare secca anche ai contratti di locazione in cui il conduttore sia un’impresa che utilizza l’immobile a fini abitativi per i propri dipendenti.
Tuttavia, questa interpretazione giurisprudenziale non è ancora stata integrata nelle disposizioni operative dell’Agenzia delle Entrate.
Secondo la normativa attuale, l’Agenzia delle Entrate ancora considera la cedolare secca applicabile esclusivamente per contratti di locazione stipulati con persone fisiche che non agiscono nell’esercizio di attività di impresa, arti o professioni (art. 3 del D. Lgs. 23/2011). Pertanto, nonostante la sentenza della Cassazione abbia aperto un nuovo scenario interpretativo, l’Amministrazione finanziaria può rifiutare la registrazione del contratto in cedolare secca se il conduttore è un’impresa.
L’azienda in questione può tuttavia impugnare il rifiuto dell’Agenzia presso la Commissione Tributaria Provinciale. In questo caso, la sentenza della Corte di Cassazione n. 12395/2024 costituirebbe un importante precedente giuridico a sostegno della domanda.
Potrebbe essere utile anche presentare un interpello all’Agenzia delle Entrate stessa, per ottenere un parere preventivo sull’applicabilità della cedolare secca in base alla specifica situazione contrattuale. L’interpello consente infatti di ottenere una risposta ufficiale e vincolante per l’Agenzia, anche se non immediata.
Nel frattempo, un eventuale aggiornamento o chiarimento normativo da parte dell’Agenzia delle Entrate potrebbe recepire la sentenza della Cassazione e aggiornare le sue indicazioni operative.
In ogni caso, è consigliabile rivolgersi a un consulente fiscale o a un avvocato specializzato in diritto tributario per valutare la strategia più adeguata in base alla specifica situazione e per procedere all’impugnazione del rifiuto, se necessario.
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Chiedi all'espertoRisposta di Anna Fabi