In relazione al rigetto della mia domanda di APe Social riservata ai caregiver per il mancato requisito della convivenza, reputo impossibile – nel mio caso – la permanenza a casa di mia moglie, non sana di mente né capace di intendere e volere. Sono anche disoccupato in NASpI.
In effetti, il problema riguarda il fatto che sua moglie vive in una residenza per anziani mentre la legge specifica che per il diritto all’APe social il caregiver deve sussistere la convivenza con il parente che si assiste. È un requisito espressamente previsto dalla norma (comma 179 legge 232/2016). C
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Come è specificato nel provvedimento con cui l’INPS ha respinto la sua domanda, l’assistenza prestata dal caregiver delle riguardare il coniuge o un parente di primo grado con handicap in condizione di gravità convivente, al momento della richiesta, da almeno sei mesi. La ratio è aiutare chi non può lavorare perchè deve assistere per l’intera giornata il congiunto. Situazione non configurabile se invece questi vive in un istituto, dove può ricevere quelle cure di base che svincolano in lavoratore dall’impegno continuativo.
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Potrebbe in teoria fare valere però la sua disoccupazione ai fini del diritto all’APe Social nel momento in cui avrà terminato la NASpI, che deve essere seguita da un periodo di inoccupazione pari ad almeno tre mesi. Trattandosi, al momento, di una misura sperimentale valida fino al termine del 2018, temo che lei non riesca a rientrare nei tempi. Però non si possono escludere proroghe della misura oltre il 2018, e in questo caso lei al termine della NASpI potrà chiedere l’APe Sociale.
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Chiedi all'espertoRisposta di Barbara Weisz