Slittamento, moratoria, rimodulazione: sono le ipotesi per l’IMU 2013, dopo la presentazione del piano di Governo del premier Enrico Letta (leggi il programma), che ha incassato la fiducia di Camera e Senato.
La certezza è che a giugno non si pagherà la prima rata IMU sulla prima casa. Quel che accadrà dopo è ancora da capire: il Pdl vuole l’abolizione IMU sulla prima casa, il Pd una rimodulazione dell’imposta municipale sugli immobili.
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Il dibattito sull’IMU
Ad accendere il confronto è stata una dichiarazione di Dario Franceschini (esponente Pd e neo ministro per i Rapporti con il Parlamento), secondo il quale lo stop annunciato da Letta non significa che l’IMU sulla prima casa verrà tolta, ma che ci sarà «una proroga per la rata di giugno», nell’attesa di una nuova norma che stabilisca modifiche alla tassa sugli immobili.
Immediata, e dura, la reazione del leader del Pdl Silvio Berlusconi: senza l’abolizione dell’IMU «non sosterremo il governo».
Il senatore Pdl Altero Matteoli aveva anche chiesto un chiarimento a Letta in sede di presentazione del programma di governo al Senato (avvenuta nella mattinata di oggi, 30 aprile). Il premier, in realtà, è stato molto diplomatico: «su tutti i temi vale il discorso di lunedì alla Camera», a partire da quelli «più spinosi».
E così si torna alle parole pronunciate a Montecitorio il 29 aprile: «bisogna superare l’attuale sistema di tassazione della prima casa: intanto con lo stop ai pagamenti di giugno per dare il tempo a Governo e Parlamento di elaborare insieme e applicare rapidamente una riforma complessiva che dia ossigeno alle famiglie, soprattutto quelle meno abbienti».
Senza ombra di dubbio, significa che a giugno non si paga l’IMU sulla prima casa e che sarà un successivo provvedimento a stabilire cosa succederà dell’IMU.
Secondo il ministro per gli Affari regionali, Graziano Delrio, «l’Imu verrà sospesa per la rata di giugno con l’impegno ad alleggerirla soprattutto per i meno abbienti. Il lavoro sarà fatto con il Parlamento, non possiamo sapere il punto di approdo».
Nel dibattito intervengono anche le parti sociali. I sindacati confederali, Cgil, Cisl e Uil si dichiarano contrari all’abolizione tout court dell’Imu sulla prima casa, sottraendo «risorse a politiche più necessarie».
I calcoli sull’abolizione
Sullo sfodo, il problema della copertura finanziaria: in base a un calcolo approssimativo, la prima rata IMU sulla prima casa vale circa due miliardi di euro. Risorse che bisogna reperire in altro modo, nel caso in cui si togliesse l’imposta. Fra l’altro, da Bruxelles la commissione Ue attende di vedere «i dettagli delle misure che verranno prese», ma nel frattempo sottolinea che gli obiettivi di bilancio per l’Italia non cambiano e il nuovo governo dovrà dire come intende rispettarli senza nuovo indebitamento».
Le ipotesi di mediazione
Innanzitutto, bisogna vedere quali saranno gli strumenti legislativi attraverso i quali il governo intende procedere. Essendo la scadenza di giugno molto vicina, sembra molto probabile che lo stop annunciato verrà formalizzato attraverso un decreto, in modo da essere immediatamente esecutivo.
A quel punto, si apre però immediatamente un problema di risorse per i comuni (ai quali in questo 2013 va l’intero gettito IMU), ed è quindi altrettanto probabile che lo stesso provvedimento assicuri queste copertura.
Più difficile prevedere tempi e modi di un provvedimento più strutturale di riforma dell’imposta sulla casa. Anche perché i programmi con cui i partiti si sono presentati in campagna elettorale divergono parecchio (consultali qui): come è noto, il Pdl ha proposto non solo l’abolizione, ma anche la restituzione di quanto pagato nel 2012, un provvedimento da otto miliardi.
Il Pd propende invece per una rimodulazione, magari intervenendo sulle detrazioni per l’abitazione principale e i carichi di famiglia (in questo caso, il costo dell’intervento è stimabile intorno ai 2,5 miliardi).
Un possibile punto di incontro, secondo il vice presidente dal Commissione speciale alla Camera e relatore al Def, Pier Paolo Baretta, potrebbe essere una moratoria per l’intero 2013. Ma, come detto, il dibattito è aperto.