Dopo il rinvio del decreto sui debiti PA, torna a farsi sentire la voce della Commissione Europea: l’Italia deve far presto ad approvare il provvedimento di restituzione alle imprese di 40 miliardi in due anni, ma nel rispetto degli obiettivi di deficit e senza dimenticarsi il debito.
L’approvazione è prevista al più tardi per lunedì 8 aprile, anche se non si esclude possa avvenire prima se il Governo troverà la quadra sui conti.
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Il monito UE
Il Commissario UE per gli Affari economici e monetari, Olli Rehn, ritiene importante pagare «con urgenza» i debiti alle imprese, ma l’operazione deve essere impostata in modo da garantire la chiusura della procedura per deficit eccessivo contro l’Italia (aperta nel 2009). Perché la si possa chiudere, l’Italia deve restare sotto il 3% di deficit/PIL nel 2013 dimostrando di poter rispettare i paletti su deficit e debito anche negli anni seguenti.
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Ottimista il Commissario all’Industria, Antonio Tajani, secondo cui l’80% dei debiti della PA si può pagare subito restando all’interno dei parametri europei.
I dubbi delle imprese
Le imprese attendono con ansia lo sblocco dei rimborsi ma esprimono sollievo sulla proroga: «la bozza conteneva elementi di estrema burocratizzazione che faceva dubitare che i fondi sarebbero stati disponibili per le aziende» spiega il presidente di Confindustria, Giorgio Squinzi.
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Dalla riunione tecnica presso il ministero dell’Economia, presenti anche i rappresentanti del mondo delle imprese, sono emerse le seguenti criticità sulla bozza: tempi di pagamento incerti, anche perché non contano l’inefficienza della pubblica amministrazione; procedure troppo complesse e articolate; mancanza di procedure che mettano al centro l’azienda, prevedendo ad esempio la possibilità di compensare in modo semplice i debiti e i crediti vantati nei confronti della pubblica amministrazione.
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Debiti PA e crisi
Secondo i calcoli della CGIA di Mestre, dall’inizio della crisi in Italia sono fallite circa 15mila aziende (su 52.500 imprese) a causa dei ritardi di pagamento della PA, e sono stati persi 60mila posti di lavoro. E visto che il 95% delle imprese in Italia ha meno di 10 addetti, lo sblocco degli arretrati gioverebbe in particolar modo alle PMI.
Il calcolo parte dai dati di Intrum Justitia, per cui il 25% delle imprese fallite in Europa chiude a causa dei ritardi dei pagamenti. Essendo l’Italia il paese con il record negativo, la CGIA stima che tra il 2008 ed il 2010 l’incidenza nella Penisola abbia raggiunto la soglia del 30%, per salire al 31% nel biennio 2011-2012.
Il segretario della CGIA, Giuseppe Bortolussi, auspica che il provvedimento di smobilizzo venga accompagnato «dall’impegno dei destinatari di questi pagamenti a saldare in tempi rapidissimi gli arretrati accumulati nei confronti dei propri subappaltatori/subfornitori. Solo così tutto il sistema produttivo potrà beneficiare di questa nuova ondata di liquidità».
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