Si concretizza il rimborso dei debiti della PA nei confronti delle imprese: lo strumento dovrebbe essere un decreto legge, quindi un provvedimento veloce.
=>Il provvedimento del Governo sullo sblocco crediti
A mostrare disponibilità in questo senso è il ministro dell’Economia, Vittorio Grilli, dopo il via libera della Commissione Europea non vede ragioni «per non procedere con un provvedimento d’urgenza per sbloccare i pagamenti della pubblica amministrazione». Grilli assicura che il governo «sta lavorando cn la massima urgenza» e spiega che toccherà al presidente del consiglio, Mario Monti, decidere quando spingere il bottone».
La Commissione Europea nei giorni scorsi ha aperto all’Italia concedendo la possibilità di rimborsare i debiti pregressi senza impattare negativamente sui vincoli di bilancio comunitari.
=>Via libera UE al pagamento dei debiti della PA
I debiti della PA nei confronti delle imprese ammontano a circa 71 miliardi di euro, secondo le stime della Banca d’Italia, considerate prudenziali da molti.
Grilli va incontro anche alle richieste dei Comuni: l’Anci ha annunciato l’intenzione di sbloccare subito, nelle prossime settimane, una cifra intorno ai 9-10 miliardi. Si tratta delle spese per investimento dei comuni, risorse che «molto spesso ci sono», spiega il ministro, bisona semplicemente permettere agli enti locali di spenderle, «attraverso un allentamento del Patto di Stabilità interno. Cosa che ora, dopo il sì della Commissione, possiamo fare».
Riassumiamo la situazione: da una parte c’è la direttiva europea, recepita dall’Italia che impone alla PA pagamenti a 30 giorni, con deroghe massime possibili a 60 giorni in alcuni casi, ma questo vale solo per i contratti partiti dal primo gennaio 2013.
=Vai alla direttiva italiana contro il ritardo dei pagamenti PA
Ora il problema è riuscire a fare in modo che le pubbliche amministrazioni non rallentino ulteriormente il pagamento dei debiti pregressi per onorare le nuove scadenze nei tempi stabiliti dalla direttiva. L’apertura della Commissione permette di farlo senza sforare il patto di stabilità europeo.
Si tratta di individuare gli strumenti idonei, compatibilmente con la situazione istituzionale: il governo è in carica solo per l’ordinaria amministrazione, in attesa della formazione di un nuovo esecutivo dopo le elezioni dello scorso febbraio. Dal punto di vista formale, non ci sono quindi le condizioni per un decreto legge, provvedimento immediatamente esecutivo ma che deve poi essere convertito in legge dal parlamento entro 60 giorni: l’attuale governo non è espressione del parlamento appena eletto. Vista la situazione, comunque, non si esclude che davanti all‘emergenza si possa comunque precedere con urgenza (le due caratteristiche stringenti previste per un decreto sono la necessità e l’urgenza).
Dunque da una parte c’è un problema formale, nel senso che bisogna trovare le soluzioni istituzionalmente corrette per procedere, e qui sembra che comunque dopo i pronunciamento europeo la strada possa considerarsi in discesa.
Si può sottolineare che spinte a fare presto sono arrivare e continuano ad arrivare dal mondo delle imprese: Confindustria, Confcommercio, Cgia di Mestre.
Dall’altra si tratta di individuare tecnicamente gli strumenti per far affluire la liquidità alle imprese, ovvero di finanziare il pagamento. Non si esclude, per esempio, il ricorso all’emissione di titoli, da parte del Tesoro o delle singole amministrazioni.
Come detto, sembra esserci un accordo generale per sbloccare i 9-10 miliardi di spese per investimenti dei comuni.
Poi, spiega Grilli, «ci sono i debiti legati alla spesa corrente delle amministrazioni in sofferenza di cassa. In questo caso dobbiamo provvedere ad approvvigionarci attraverso l’emissione di titoli di Stato, di liquidità da riversare agli enti interessati. Ma potremo anche pagare alcuni debiti direttamente con titoli di Stato».
Il ministero esclude, invece, il ricorso alla Cassa depositi e prestiti, «un soggetto privato, fuori dalla Pa, non ha senso usarlo per pagare debiti che non sono suoi».
Infine, c’è la questione della certificazione dei crediti, un sistema che non decolla.
=> Leggi come funziona la certificazione dei crediti
La piattaforma online non funziona, fino ad ora sono stati certificati crediti per 3 miliardi. Come è noto, la certificazione permette all’impresa di farsi anticipare i soldi, piuttosto che di usarli per compensazioni, anche fiscali.
Anche qui, Grilli fornisce precisazioni: «da parte del Tesoro non verranno messi inutili ostacoli o complicazioni burocratiche. Sarebbe assurdo chiedere alle amministrazioni di mandare milioni di fatture al Tesoro. Loro sanno chi sono i loro fornitori e potranno pagarli direttamente. Da parte nostra ci sarà un controllo ex post non ex ante. Nessuno avrà più alibi».
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