Approvati in Commissione al Senato anche gli ultimi emendamenti al Ddl di riforma del lavoro in tema di assunzioni: l’esame si è concluso approvando definitivamente le novità su co.co.pro (che avranno il salario base) e sulle partite IVA, riducendo i vincoli che obbligano le aziende ad assumerli con contratti di collaborazione coordinata e continuativa o a tempo indeterminato. Approvate anche le modifiche in tema di articolo 18 ed Aspi.
Partite IVA
I parametri per giudicare come “false” determinate Partite IVA e quindi equivalenti ad un rapporto di lavoro subordinato diventano meno stringenti rispetto al testo originale del Ddl.
Per la trasformazione delle consulenze in collaborazioni coordinate e continuative (co.co.pro) o in contratti a tempo indeterminato serviranno: almeno 8 mesi di lavoro presso la stessa azienda, un corrispettivo pagato superiore all’80% rispetto a quello di un dipendente o collaboratore e si deve disporre di una “postazione fissa” in ufficio.
Restano inoltre esonerate dalla stretta le partite IVA che superano i 18mila euro di reddito lordo annuo.
Co.co.pro
Per i lavoratori con contratto a progetto sì al salario minimo garantito per i collaboratori a progetto ed anche all’assegno una tantum più congruo alla conclusione del rapporto di lavoro.
Articolo 18: reintegro
Nessuna novità sostanziale sul tema del reintegro in caso di licenziamento illegittimo resta immutato il testo del Ddl, anche se, come previsto, sono stati approvati gli emendamenti sulla discrezionalità sul reintegro, specificando in quali casi scatta comunque e quando invece giudice può optare per il il risarcimento economico (fra 12 e 24 mensilità): ad esempio, l’insussistenza del fatto contestato, sia per i licenziamenti economici che per quelli disciplinari, comporta il reintegro.
L’emendamento approvato restringe l’ulteriore possibilità di reintegro, prevista solo per i licenziamenti disciplinari (non per quelli economici) rappresentata dall’esistenza di sanzioni conservative limitandole appunto ai contratti e non più estendendole anche alla legge.
Riassumendo: mentre l’articolo 18 oggi prevede sempre il reintegro in caso di licenziamento illegittimo nelle aziende sopra i 15 dipendenti, la riforma introduce la possibilità del risarcimento.
Nel caso di licenziamento disciplinare (giustificato motivo soggettivo o giusta causa), il giudice potrà ordinare il reintegro per l’insussistenza del fatto contestato o perché il fatto stesso rientra fra quelli punibili con sanzioni conservative (ovvero di minor entità rispetto al licenziamento), ma solo sulla base dei contratti collettivi e dei codici disciplinari, non più (come previsto dal testo del Ddl) anche sulla base delle previsioni della legge.
Articolo 18: conciliazione
Altre novità sui licenziamenti contenute negli emendamenti approvato riguardano le procedure di conciliazione obbligatoria in caso di licenziamento economico davanti alla Direzione territoriale del Lavoro:
- La convocazione va inviata al datore di lavoro e al lavoratore, il quale può riceverla al domicilio indicato nel contratto, a un altro domicilio formalmente indicato o personalmente firmando copia per ricevuta.
- La conciliazione, nel caso di legittimo e documentato impedimento del lavoratore a presenziare, può essere sospesa per massimo 15 giorni.
- Se la conciliazione fallisce il licenziamento è efficace dalla data di comunicazione dell’avvio del procedimento, salvo l’eventuale diritto del lavoratore al preavviso o all’indennità sostitutiva.
Ammortizzatori sociali
Sull’Aspi, l’assicurazione sociale per l’impiego introdotta dalla Riforma, è stato approvato l’emendamento del Governo sulla sperimentazione triennale (2013, 2014 e 2015) che consente al lavoratore di chiedere l’Aspi in un’unica rata per avviare un’attività di lavoro autonomo, un’attività in forma di auto impresa o di micro impresa, per associarsi in cooperativa.
Iter di approvazione della Riforma
Tutto questo, dopo il via anche alle altre misure per una maggiore flessibilità in entrata in tema di contratti a termine, apprendistato e lavoro intermittente.
Resta da approvare l’emendamento sui voucher lavoro, da applicare o meno ad alcune tipologie di lavoratori, e che stabilisce un tetto per le aziende che possono far ricorso a questo strumento (7mila euro di fatturato): il ministro delle Politiche Agricole Mario Catania vorrebbe eliminare questi paletti, mentre la titolare del Welfare Elsa Fornero è d’accordo con l’emendamento.
Lo scoglio dei voucher in agricoltura ha quindi rallentato la volata finale, per cui la conclusione dell’esame in commissione è slittata a martedì 22 maggio, mentre mercoledì 23 maggio inizia il dibattito in aula al Senato.