Liberalizzazioni e imprese: stop a ritardo pagamenti dalla PA

di Barbara Weisz

25 Gennaio 2012 16:30

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In G.U. il testo definitivo del Decreto Liberalizzazioni con tante novità per le aziende: fondi speciali per saldare i debiti contratti dalla PA con imprese e Pmi e per chi vanta crediti è previsto il rimborso in titoli di Stato.

Grandi novità nel decreto liberalizzazioni per le imprese, a partire da una delle piaghe che affliggono da sempre le Pmi: il ritardo nei pagamenti dalla PA. In campo sono stati infatti messi 5,7 miliardi di euro per i pagamenti alle aziende che vantano crediti nei confronti delle pubbliche amministrazioni e una parte di questi soldi, per la precisione 2 miliardi, possono essere pagati in titoli di stato.

PA: basta ritardo nei pagamenti

Le misure a vantaggio delle imprese che da tempo gridano allo scandalo del ritardo nei pagamenti dalla PA, sono contenute nell’articolo 35 del decreto sulle liberalizzazioni, che è stato firmato il 24 gennaio dal presidente della Repubblica Giorgio Napolitano e andata in pubblicazione in Gazzetta Ufficiale.

Scarica il testo integrale del Decreto Liberalizzazioni

Le misure riguardano in particolare gli arretrati relativi ai pagamenti alle imprese da parte della PA, stimati in circa 70-80 miliardi di euro. I 5,7 miliardi totali previsti a favore delle imprese fornitrici della Pubblica Amministrazione arrivano da tre diversi provvedimenti.

Crediti in Titoli di Stato

Quello forse più innovativo, e del quale si era ampiamente discusso nei mesi scorsi (fra l’altro, avevano espresso parere favorevole Confindustria e Rete Imprese Italia), riguarda la possibilità per le imprese di chiedere il pagamento in titoli di stato dei crediti maturati entro il 31 dicembre 2011.

A questa particolare forma di pagamento sono destinate risorse per un massimo di due miliardi di euro. Una cifra che può eventualmente essere incrementata riducendo contestualmente le altre risorse destinate all’estinzione dei crediti, in particolare quelle relative al riutilizzo dei fondi speciali, in modo che la somma resti 5,7 miliardi.

Il decreto liberalizzazioni prevede esplicitamente che queste assegnazioni di titoli di stato non vengano «computate nei limiti delle emissioni nette dei titoli di Stato indicate nella Legge di bilancio». Sarà un decreto del ministero dell’Economia a stabilire le modalità precise di attuazione di questa norma, specificando caratteristiche dei titoli in assegnazione e modalità di assegnazione.

Le imprese dunque aspettare questo decreto attuativo ministeriale per sapere con precisione come muoversi nella pratica nel caso in cui scelgano di optare per questa forma di pagamento.
Ricordiamo che la misura, di cui si era parlato nei mesi scorsi al tavolo del ministro dello Sviluppo Economico, Corrado Passera con imprese e banche, veniva considerata con molto favore da Confindustria e Rete Imprese Italia, secondo cui l’idea era «interessante e innovativa» nonché utile a sostenere «gli sforzi tesi a supportare le imprese e superare la stretta del credito». Come detto, il pagamento in titoli di stato riguarda un importo massimo di due miliardi.

Estinzione debiti con Fondi speciali

Quanto agli altri 3,7 miliardi, arrivano da altre due misure, sempre previste dall’articolo 35 del decreto: 2,7 miliardi arriveranno dal riutilizzo dei Fondi speciali derivanti dai residui passivi e un altro miliardo verrà recuperato riallocando alcune poste contabili e servirà ad estinguere i crediti relativi ai consumi intermedi.

Tutto questo servirà ad estinguere i crediti commerciali esistenti alla data di entrata in vigore del decreto (il 24 gennaio, n.d.r.): ricordiamo però che il pagamento in titoli di stato può invece essere chiesto solo per i crediti maturati entro il 31 dicembre 2011.

Direttiva UE sui 60 giorni

Quanto all’attesa misura per limitare a 60 giorni il tempo massimo di pagamenti da parte della PA, il decreto non ne parla, ma lo stesso ministero Passera ha ricordato che in materia c’è un’apposita direttiva europea: quest’ultima deve diventare operativa entro il 2013, ma alcune misure che vanno in questo senso sono già previste dalla legge di Stabilità, ed è possibile che intervengano novità in sede di decreti attuativi, già nei prossimi mesi.

Nel decreto ci sono molti altri provvedimenti a favore delle Pmi: l’articolo 1 prevede un sostanziale snellimento delle pratiche burocratiche e degli oneri amministrativi sulle imprese, eliminando limitazioni e licenze non giustificate da un interesse generale e le restrizioni alle attività economiche non adeguate alle finalità pubbliche perseguite.

Tribunale delle imprese

L’articolo 2 riguarda il tribunale delle imprese. In realtà, non si tratta di un nuovo organismo, ma dell’ampliamento delle competenze, alle imprese, appunto, delle sezioni già esistenti che fino ad oggi si occupavano solo di proprietà industriale e intellettuale. Hanno ora una lunga serie di nuove competenze in materia di class action, concorrenza sleale, controversie fra soci.

Imprenditoria giovanile

L’articolo 3 riguarda le norme che facilitano l’imprenditoria giovanile, o meglio l’apertura di nuove imprese da parte di chi ha meno di 35 anni di età, che può parire un’impresa con procedure facilitate e un capitale sociale di un solo euro.

Aiuti de minimis

E poi ancora, l’articolo 70 prevede di poter destinare anche agli aiuti de minimis alle Pmi (sono gli aiuti sotto i 200mila euro che non richedono procedure di notifica all’Europa) il Fondo istituito «dall’ articolo 10, comma 1-bis, del decreto-legge 28 aprile 2009, n. 39, convertito, con modificazioni, dalla legge 24 giugno 2009, n. 77», che riguardava misure a sostegno deloo sviluppo nell’ambito degli interventi a favore delle zone terremotate.

Farmacie

In generale, i 97 articoli che formano il decreto liberalizzazioni prevedono a grandi linee le misure ampiamente anticipate nei giorni scorsi, dopo il lungo consiglio dei ministri di venerdì 20 gennaio che ha varato il provvedimento. Un’altra piccola novità riguarda le farmacie: oltre al previsto innalzamento del numero delle farmacie (ci saranno concorsi riservati ai farmacisti non titolari di farmacie o  o tiolari di farmacie rurali sussidiate),  alla liberalizzazione degli orari e alla possibilità di praticare sconti (sui farmaci a prezzo pieno), c’è una regola sui farmaci generici: il medico è tenuto a indicare sulla ricetta anche il farmaco generico e il farmacista deve fornire quest’ultimo, a meno che il cliente non faccia esplicita richiesta di avere quello di marca.

Il presidente del Consiglio Mario Monti ribadisce che, in base a uno studio di Bankitalia del 2009, l’impatto delle liberalizzazioni, potrebbe essere pari all’11% del pil sul lungo periodo, e di oltre il 5% già nei primi tre anni.