Otto decreti: quattro già operativi, altrettanti approvati e ora alle Camere per i necessari pareri. I provvedimenti attuativi del Jobs Act sono al completo, portando così a compimento la Riforma del Lavoro Renzi, a tre anni da quella Fornero. Tra le novità annunciate spicca la nuova disciplina sui licenziamenti, associata al nuovo tempo indeterminato a tutele crescenti, mentre tra le grandi “assenti” segnaliamo ad esempio il compenso minimo o anche il tax credit per l’imprenditoria femminile.
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Compenso orario minimo
Era previsto nell’ambito della delega di riforma dei contratti. L’articolo 7 elencava le misure da inserire nella delega sul Riordino dei Contratti, che invece non contiene più la norma sul salario minimo. La lettera g del comma 7 della legge 183/2014 (legge delega) prevedeva infatti l’introduzione, previa consultazione fra le parti:
«eventualmente anche in via sperimentale, del compenso orario minimo, applicabile ai rapporti aventi ad oggetto una prestazione di lavoro subordinato, nonchè, fino al loro superamento, ai rapporti di collaborazione coordinata e continuativa, nei settori non regolati da contratti collettivi»
Politiche attive
Un’altra legge che era prevista dalla delega ma che non c’è nei decreti attuativi riguarda le politiche attive. Era prevista (lettera b del comma 4) una misura di cui invece non c’è traccia nei decreti attuativi, ossia una:
«razionalizzazione degli incentivi per l’autoimpiego e l’autoimprenditorialità, anche nella forma dell’acquisizione delle imprese in crisi da parte dei dipendenti, con la previsione di una cornice giuridica nazionale volta a costituire il punto di riferimento anche per gli interventi posti in essere da regioni e province autonome»,
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Tax credit
La legge delega prevedeva anche un tax credit per il lavoro femminile (lettera c del comma 9), in pratica un incentivo che, nel decreto attuativo in materia di conciliazione vita lavoro, non è più previsto:
«per le donne lavoratrici, anche autonome, con figli minori o disabili non autosufficienti e che si trovino al di sotto di una determinata soglia di reddito individuale complessivo» con «armonizzazione del regime delle detrazioni per il coniuge a carico».
Vediamo invece in estrema sintesi quali sono gli otto decreti approvati e quali misure contengono.
- Contratto a tempo indeterminato a tutele crescenti (decreto 23/2015, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale del 6 marzo 2015): è il nuovo indeterminato che si applica alle assunzioni effettuate a partire dal 7 marzo 2015, la cui novità è legata alle regole sul licenziamento; la protezione dell’articolo 18 (reintegro in caso di licenziamento illegittimo) nelle aziende con più di 15 dipendenti resta solo per i licenziamenti discriminatori e alcune fattispecie di quelli disciplinari, mentre negli altri casi prevede un’indennità proporzionale all’anzianità, pari a due mensilità per ogni anno di servizio (minimo 4, massimo 24 mensilità).
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- Riforma ammortizzatori sociali: (decreto 22/2014, pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 6 marzo 2015): la NASpI (assicurazione sociale per l’impiego) sostituisce l’ASpI per coloro che hanno perso il lavoro dal primo maggio 2015, mentre si introducono un nuovo sostegno al reddito (DISCOLL) per collaboratori coordinati e continuativi anche a progetto che restano disoccupati ed un assegno di disoccupazione (ASDI) per chi non trova lavoro a fine NASpI e si trova sotto determinate soglie di reddito.
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- Riordino contratti e disciplina delle mansioni (decreto 81/2015, in Gazzetta Ufficiale il 24 giugno 2015): vengono riscritte le norme relative ai contratti applicabili, con una serie di semplificazioni: stop dal 2016 alle collaborazioni a progetto, sanatoria per datori di lavoro che trasformano le collaborazioni in contratti a tempo indeterminato, più flessibile il part-time (anche alternativo al congedo parentale); in materia di tempo determinato e apprendistato confermate le norme del decreto Poletti 2014 (niente causale per il tempo determinato fino a tre anni), abolita l’associazione in partecipazione, modifiche a lavoro intermittente, accessorio e in somministrazione.
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- Conciliazione lavoro famiglia (decreto 80/2015, in Gazzetta Ufficiale il 24 giugno 2015): misure che rendono più flessibile maternità e paternità, congedo parentale esteso a 12 anni della vita del bambino (dai precedenti otto), congedo di tre mesi per donne vittime di violenza di genere.
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- Semplificazioni: è uno dei quattro decreti approvati l’11 giugno (come i tre che seguono) che hanno appena iniziato l’iter per i pareri alle Camere. Contiene misure per sostenere l’inserimento delle persone con disabilità nel mondo del lavoro, semplificazioni nella gestione del rapporto di lavoro, novità in materia di controllo a distanza dei dipendenti (con meno paletti rispetto alla precedente legislazione).
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- Ammortizzatori sociali in costanza di rapporto di lavoro: integra il precedente decreto sugli ammortizzatori rendendo strutturale la NASpI a 24 mesi anche dal 2017 e finanziando una serie di misure previste dal decreto conciliazione vita – lavoro, che erano coperte solo per il 2015 mentre ora diventano strutturali.
- Attività ispettiva: istituisce l’Ispettorato generale del lavoro, in cui confluiscono le attuali funzioni di controllo di INPS e INAIL.
- Politiche attive: istituisce l’ANPAL; agenzia nazionale per il lavoro e le politiche attive, prevede il contratto di ricollocazione, un voucher che le agenzie per il lavoro incassano nel momento in cui trovano lavoro a un disoccupato.