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Riforma Lavoro: maxi-emendamento e fiducia al Jobs Act

di Barbara Weisz

Pubblicato 8 Ottobre 2014
Aggiornato 15 Ottobre 2014 10:01

In Senato il Ministro Boschi presenta il maxi-emendamento del Governo al Ddl di Riforma Lavoro e ottiene la fiducia: sull'Articolo 18 tutto rinviato.

Il Governo ottiene al Senato la fiducia sul Jobs Act presentando un maxi-emendamento al Ddl di Riforma Lavoro che cambia ulteriormente le regole rispetto a quanto approvato in Commissione, andando incontro alle richieste delle minoranze ma senza toccare il capitolo Articolo 18 (licenziamenti): la delega su questo punto resta vaga e il provvedimento sui casi di reintegro è rinviato ai decreti attuativi del Governo: un decreto delegato dovrebbe eliminare il reintegro per i licenziamenti economici lasciandolo solo per quelli discriminatori e in alcuni casi di licenziamento per motivi disciplinari.

=> Speciale Riforma Lavoro Renzi

La giornata è stata lunga e la reazione dell’Aula di Palazzo Madama è stata accesa: in mattinata, il presidente del Senato Piero Grasso ha interrotto la seduta (ripresa alle 16:00) per le polemiche del Movimento 5 Stelle durante l’intervento del Ministro del Lavoro Giuliano Poletti; il capogruppo M5S Vito Petrocelli è stata espulso (rifiutandosi peraltro di uscire). Intanto da Milano, dove preparava il vertice europeo sul lavoro, il premier Matteo Renzi replicava:

«possono contestarci ma la verità vera è che questo paese lo cambiamo. Non molliamo di un centimetro e con tenacia raggiungeremo l’obiettivo».

La bagarre ha comportato lo slittamento al pomeriggio della presentazione da parte del Ministro Boschi del maxi-emendamento del Governo, sostitutivo del Ddl approvato in Commissione Lavoro, su cui i senatori sono stati chiamati a votare la fiducia, arrivata in nottata con 165 voti a favore, 111 contrari e 2 astenuti.  

=> Testo del maxi-emendamento al Jobs Act

Maxi-emendamento

  • Indeterminato a tutele crescenti con l’anzianità di servizio:l’Articolo 18 resta dunque per i licenziamenti discriminatori e disciplinari (da tipizzarsi in un secondo momento); indennità economica per i licenziamenti economici.
  • Contratti: riduzione di quelli attuali, soprattutto i più precari, da sostituirsi con il nuovo contratto unico, reso più conveniente rispetto alle forme ancora applicabili (es.: al tempo determinato) in termini economici diretti e indiretti.
  • Mansioni: revisione della disciplina con modifica dell’articolo 13 dello Statuto dei Lavoratori, ma prevedendo il demansionamento – in caso di riorganizzazione aziendale – solo in base a parametri oggettivi e tenendo conto delle condizioni di vita economiche dei lavoratori.

Reazioni UE

Il presidente della Commissione Europea, Manuel Barroso, a margine dell’approvazione del Jobs Act in Senato, ha definito il provvedimento

«Una riforma importante che può avere un grande impatto» sulla competitività dell’economia italiana. «Mi congratulo con il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, per l’iniziativa del Jobs Act».

Il segretario generale dell’OCSE, Angel Gurria ha espresso pari appoggio, sottolineando l’importanza degli «sforzi portati avanti dal premier italiano». Infine, anche il presidente del Consiglio UE, Herman Van Rompuy, ha espresso apprezzamenti per i progressi del governo italiano in tema di riforma del lavoro, sintetizzati nel Jobs Act: «Voglio lodare Renzi per le riforme che ha iniziato a fare in questa direzione».