La Commissione Lavoro del Senato ha approvato il nuovo testo del Ddl Delega (Ddl 1428) che approda nell’aula di Palazzo Madama da martedì 23 settembre. Il dibattito si preannuncia acceso, con il Pd spaccato dopo l’emendamento del Governo che ha riscritto l’articolo 4 dedicato alla riforma dei contratti, con una formulazione che di fatto elimina le tutele dell’Articolo 18 per tutti i nuovi contratti:
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Contratto unico
La prima stesura prevedeva l’introduzione di un contratto unico e indeterminato a tutele crescenti, eventualmente in via sperimentale, per «favorire l’inserimento del mondo del lavoro, con tutele crescenti per i lavoratori coinvolti». Con l‘emendamento approvato, invece, si applicherà per tutte le nuove assunzioni (compreso il reinserimento di un disoccupato) e non più solo al primo impiego.
Licenziamenti
Di conseguenza, in tutti i casi le tutele crescenti escluderanno la protezione dal licenziamento prevista dall’Articolo 18, prevedendo un’indennità economica (crescente con l’anzianità di servizio) al posto del reintegro (oggi imposto nel licenziamento in cui non si evince la giusta causa). In sostanza si apre la strada verso l’abolizione dell’Articolo 18 per tutte le future assunzioni.
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Riforma dei contratti
L’emendamento rende più chiaro l’obiettivo di riformare i contratti di lavoro. Il testo originario del ddl delegava il Governo a «misure per il riordino e la semplificazione delle tipologie contrattuali esistenti». Ora l’Esecutivo è chiamato a formulare:
«un testo organico semplificato delle discipline delle tipologie contrattuali e dei rapporti di lavoro».
Altra differenza, prima si richiamava il rispetto degli «orientamenti annuali dell’Unione europea in materia di occupabilità», mentre ora il riferimento è più genericamente riferito alla:
«coerenza con la regolazione comunitaria e le convenzioni internazionali».
Ammortizzatori sociali
Estensione dei contratti di solidarietà alle PMI sotto i 15 dipendenti, offrendo alle imprese la possibilità di utilizzarli non solo per difendere i posti di lavoro in momenti di crisi, ma per creare nuove assunzioni (riducendo le ore dei dipendenti).
Welfare
Innovazioni in tema di maternità e conciliazione dei tempi di vita e lavoro, introducendo la possibilità di cedere i giorni di ferie non goduti ai colleghi limitatamente a determinate esigenze (cura dei figli minori in particolari condizioni di salute). Regole più semplici per aumentare l’efficacia delle norme contro le dimissioni in bianco, di cui sono spesso vittima le lavoratrici.
Politiche attive
Previsti meccanismi premiali per aumentare l’efficienza delle agenzie per l’impiego (pubbliche e private), misure per favorire i disoccupati attraverso i contratti di ricollocamento. In questo filone si inserisce la nuova proposta di Maurizio Sacconi, presidente della Commissione Lavoro al Senato, di introdurre un voucher per remunerare le agenzie in caso di ricollocamento del lavoratore che perde il posto.
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Altre novità
Il nuovo testo della Delega Lavoro prevede anche: apertura al demansionamento del lavoratore, meno paletti sui controlli a distanza, estensione del lavoro accessorio attraverso l’innalzamento dei limiti di reddito consentiti (oggi a 5.050 euro netti l’anno, corrispondenti a 6.740 euro lordi). Resta invece l’introduzione del compenso orario minimo.
Dibattito politico
L’emendamento del Governo sull’articolo 4 provoca una spaccatura nella maggioranza. A insorgere è parte del Pd, in disaccordo con l’orientamento del Governo. L’ex segretario Pierluigi Bersani non ha dubbi: «chi è licenziato ingiustamente ha diritto al reintegro». Definisce «surreali» le intenzioni di eliminare l’articolo 18, e ritiene «assolutamente indispensabile che il governo dica al Parlamento cosa intende fare nel decreto delegato sul lavoro, perché si parla di cose serie». Il presidente del partito, Matteo Orfini, esprime una linea simile: «servono correzioni importanti al testo». Contrari all’emendamento anche Cesare Damiano, presidente della commissione Lavoro della Camera, e Stefano Fassina, economista e deputato del Pd.
Tiene duro, invece, il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti: «non è previsto che il Governo faccia correzioni sul testo, adesso c’è il lavoro parlamentare». Debora Serracchiani, presidente della Regione Friuli, cerca la quadratura del cerchio, esprime fiducia «che si possa trovare il luogo della sintesi proprio all’interno del partito». In vista c’è l’appuntamento con la direzione del 29 settembre, che con ogni probabilità sarà un momento fondamentale. Fuori dal Pd, si registra la «piena ssoddisfazione» di Maurizio Sacconi.
Sul fronte dell’opposizione, Sel e Movimento 5 Stelle hanno abbandonato i lavori in commissione per protesta contro l’emendamento del governo, Forza Italia ha scelto l’astensione.
Parti sociali
Le tre sigle confederali sono unite nella protesta contro l’abolizione dell’Articolo 18. La Cgil chiama allo sciopero generale, annuncia l’avvio di un confronto con Cisl e Uil anche per mettere a punto una proposta da presentare sulla riforma dei contratti. A sua volta, la Cisl annuncia che risponderà «alla sordità del governo con una mobilitazione unitaria» in difesa dell’Articolo 18, e con un confronto con le altre due sigle sui temi del lavoro.
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Commenti più pacati dalle imprese. Il presidente di Confcommercio Carlo Sangalli condivide «la revisione organica dello statuto dei lavoratori», ma resta prudente sul tema caldo dell’Articolo 18, dichiarando che la questione è «da affrontare» ed esprimendo l’intenzione di aspettare le decisioni del governo in fase di decreti attuativi. Rete Imprese Italia, in audizione alla Camera, punta il dito in particolare sull’inefficienza dei servizi per l’impiego, da riformare con il Jobs Act.
Per approfndimenti: il testo del Ddl Delega Lavoro