Camere di Commercio in rivolta contro il previsto taglio dei diritti camerali pagati dalle imprese, previsto nel più vasto quadro della riforma della Pubblica Amministrazione: da un lato il Dl 90/2014 prevede, all’articolo 28, il dimezzamento dei diritti annuali ed ora è in Parlamento per l’iter di conversione in legge (in vista potrebbe esserci un ammorbidimento del taglio: 40% nel 2015 e 50% nel 2016; dall’altro la Delega per la riforma della PA prevede la totale cancellazione dei diritti camerali e il trasferimento del Registro imprese (attualmente gestito dalle Camere di Commercio) al Ministero dello Sviluppo Economico.
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Effetti sulle imprese
L’obiettivo dell’Esecutivo di superare l’attuale sistema camerale – anche in ottica di Spending Review – comporta delle conseguenze dirette per l’intero mondo produttivo. Secondo un’indagine della Cgia di Mestre, il taglio del 50% dei diritti camerali implica un risparmio medio di 63 euro all’anno per ogni impresa, ma avrebbe un grave effetto recessivo sull’economia italiana, quantificato in 2,5 miliardi di euro. L’eliminazione delle Camere di Commercio potrebbe penalizzare le PMI, che ad esempio nel 2012 hanno ricevuto circa 515 milioni di euro per sostenere esportazioni, internazionalizzazione, presenza a eventi accesso al credito. Altri effetti negativi calcolati da Unioncamere: perdita di oltre 400 milioni di euro per l’economia dei territori sulle voci export, credito, turismo, innovazione, formazione; oltre 2.500 posti di lavoro a rischio; un aggravio per le casse dello Stato di 167 milioni di euro (personale, oneri previdenziali, minori versamenti, imposte e tasse).
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La protesta
Per protestare contro la riduzione, se non cancellazione, dei diritti camerali, i lavoratori delle Camere di Commercio e i sindacati (Cgil Fp, Cisl Fp e Uil Fpl) sono scesi in piazza a Roma. Mobilitazioni anche nel resto d’Italia: a Milano, i rappresentanti delle principali sigle di imprese, professioni, lavoratori, consumatori, hanno presentato un “Manifesto di tutte le imprese unite a favore di una istituzione utile fatta dalle imprese per le imprese”. In tutti i casi, il messaggio è lo stesso: sì a miglioramenti e iniziative di rilancio, no all’indebolimento del sistema.